Non possiamo che complimentarci con il nostro Sindaco in quanto non abbiamo fatto a tempo a pubblicare il nostro articolo sulla situazione disastrosa delle nostre vie cittadine, citando anche via San Michele e via Pozzi, e nel giro di quindici giorni le stesse sono state asfaltate.
Non solo, l’intervento è stato radicale con la eliminazione dell’asfalto precedente per cui le vecchie quote tra manto stradale e marciapiede sono state ripristinate e l’acqua piovana potrà finalmente defluire senza ostacoli.
Un plauso alla nostra Amministrazione Comunale che, dopo anni, finalmente ha deciso di porre rimedio alla situazione disastrosa in cui si trovavano le pluricitate via Pozzi e via San Michele.
Queste sono due vie secondarie che però hanno il compito di smistare il traffico dal centro cittadino verso il quartiere di San Michele.
Ora, con i lavori che a breve dovrebbero iniziare (il condizionale è sempre d’obbligo) in piazza Vittorio Emanuele per la costruzione del famoso autosilo, queste vie di scorrimento verranno chiuse e in molti, ci si chiede come sarà organizzata la viabilità in questa zona.
Sicuramente i tecnici comunali avranno studiato un piano viabilistico alternativo per cui di problemi non ve ne saranno ma, come abbiamo già avuto modo di scrivere, è necessario che tutto sia reso noto al più presto per evitare che al ritorno dalle ferie, ove i lavori fossero iniziati, ci si trovi nel caos totale: come dice un vecchio detto “prevenire è meglio che curare!”.
Il problema è che di soluzioni alternative non ve ne sono molte in quanto, a parte via Matteotti e via Zappellini, non ce ne sono altre e il problema è serio. Visto che abbiamo citato via Matteotti ci permettiamo di parlare ancora dell’edifico che ci sta più a cuore: il Conventino.
La raccolta di firme per chiedere al nostro Sindaco un intervento di salvaguardia di questo edificio di proprietà comunale si è conclusa, il successo della raccolta è stato notevole in quanto ne sono state raccolte circa 1.500, con estrema facilità in quanto non appena si poneva all’attenzione dei cittadini questa problematica, immediatamente firmavano e chiedevano dove poter indirizzare i propri amici e conoscenti per farli firmare. Quindi non è più un piccolo manipolo di persone che, prese dalla nostalgia, vuole a tutti i costi che l’Amministrazione comunale salvi questo stabile, ma si tratta di una buona parte della cittadinanza di Busto e non solo.
Si deve tenere presente nella valutazione di questa raccolta firme che molte sono le persone non residenti a Busto che si sono sentite in dovere di chiedere che lo scempio di lasciare andare in malora questo edificio sia fermato al più presto e che ci si rimbocchi le maniche per salvare la casa Canavesi-Bossi, che è forse uno degli edifici più antichi di Busto, con il campanile della Chiesa di San Michele.
Grazie al Conventino abbiamo conosciuto particolari della storia di Busto che ignoravamo completamente.
Dalle vecchie cartine che abbiamo avuto la possibilità di esaminare perché allegate agli studi che gli architetti Rolando Pizzoli e Silvia Carbut hanno predisposto, abbiamo appreso, tra le altre cose, che attorno al nucleo storico di Busto, nel tardo Medio Evo, vi erano molte coltivazioni di vitigni che producevano parecchio vino. Purtroppo la filossera nell’Ottocento ha fatto morire anche queste piante e forse la fortuna di Busto è dovuta anche a questo evento in quanto tali coltivazioni sono state sostituite dai gelsi le cui foglie erano il cibo dei preziosi bachi da seta, e a Busto si è fortemente sviluppato il settore tessile.
Non siamo degli storici e abbiamo una scarsa conoscenza dei fatti che riguardano la nostra città nei secoli scorsi per cui saremo rimproverati dagli esperti in materia, ma abbiamo cercato di riassumere in modo veloce quello che abbiamo capito, commettendo probabilmente degli errori per i quali chiediamo fin d’ora venia.
Ritornando al Conventino, durante una serata svoltasi presso la sede della Famiglia Bustocca gli architetti Pizzoli e Carbut hanno spiegato in modo magistrale la storia di questo edificio.
Abbiamo appreso con piacere che la nostra Amministrazione Comunale ha dimostrato interesse per questo studio e forse lo pubblicherà.
Questo rappresenterebbe un premio per questi due ricercatori che hanno dedicato mesi della propria giovane vita per studiare un edificio che i politici e non solo (ci mettiamo anche dentro i cittadini di Busto) hanno totalmente dimenticato.
Altro elemento che lo studio ha portato alla luce è quello che il nome Conventino non si sa da “dove salti fuori” in quanto non vi è alcuna prova che mai vi sia stato un convento in questo stabile.
Purtroppo l’archivio di Busto dove erano conservati i documenti antecedenti al 1600 è stato distrutto da un incendio avvenuto nei primi anni del 1900 e quindi la ricerca continuerà presso gli archivi di Milano in quanto i nostri giovani ricercatori si sono ripromessi di dare una spiegazione anche al nome “Conventino”.
Il comitato a difesa di questo edificio, composto da tre persone (i due architetti e il sottoscritto) ha ultimato il suo compito, il sottoscritto ha fatto poco e niente, in quanto tutto il lavoro è stato svolto dai due giovani architetti, ora la partita passa di mano e deve essere l’Amministrazione comunale a dire che cosa intende fare di questo stabile.
Si tratta di una grande superficie (circa 2.600 mq) la cui struttura, nonostante lo stato di abbandono dell’edificio, è ben mantenuta, le solette sembrano tenere a dispetto delle infiltrazioni d’acqua, il tetto, a parte quello crollato, ha strutture che resistono, i muri svolgono bene la loro funzione.
Il costo della ristrutturazione è stato stimato in circa € 1.500.000 che può sembrare una cifra alta ma che, rapportata alla superficie dell’immobile, è limitata.
L’augurio che facciamo è che l’Amministrazione comunale prenda, come si suol dire, “il toro per le corna” ed affronti il problema concretamente.
Ad esempio si potrebbe indire un concorso di idee per individuare la futura destinazione di questo edificio.
I giovani architetti ritengono che il Conventino debba essere riconsegnato alla città con le botteghe a piano terra e le strutture a favore dei cittadini nelle altre zone e al piano rialzato.
Aspettiamo una risposta da parte del Sindaco, al quale sono state consegnate le 1.500 firme, ricordando che la promessa fatta ai cittadini che hanno aderito all’iniziativa, è quella di notiziarli sul suo esito.
(Da L’Informazione 9 luglio 2010)
giovedì 15 luglio 2010
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