martedì 30 settembre 2014

TERRA DEI FUOCHI E RESPONSABILITA’

Giorni fa abbiamo sentito una interessante trasmissione radiofonica nel corso della quale sono stati intervistati i medici degli ospedali interessati all’area denominata “Terra dei fuochi” tutti si ricordano di cosa si tratta, ma lo ricordiamo: è la zona nella quale la malavita organizzata della Campania ha sotterrato migliaia di tonnellate di rifiuti tossici nocivi che hanno creato dei gas che a contatto con l’aria provocano dei fuochi ed è un ambiente fortemente insalubre. Questi medici affermavano che le neoplasie (tumori) sono aumentate in modo esponenziale anche nelle persone molto giovani. Naturalmente la colpa è dello Stato che non ha vigilato in questa zona e i cittadini della terra dei fuochi ora chiedono anche di essere risarciti del danno che stanno subendo. Una volta tanto vogliamo essere più polemici di quello che solitamente siamo: ma in tutti questi anni questi cittadini non hanno mai visto qualcuno fare delle buche e interrare di fianco alla loro casa rifiuti tossici? Dov’era tutta la popolazione quando la malavita organizzata faceva scempio del loro territorio? L’omertà la faceva da padrona ed ora lo Stato deve anche preoccuparsi e di questo siamo concordi, della loro salute spendendo un mare di denaro non solo ma sarà probabilmente citato in giudizio per ottenere anche il risarcimento dei danni che queste persone hanno subito. L’augurio che ci facciamo e che non via sia qualche magistrato che pronunci delle sentenze di condanna dello Stato senza dichiarare che vi è una grossa corresponsabilità dei cittadini nel non aver denunciato le situazioni illecite che si svolgevano davanti ai loro occhi. Se invece lo Stato dovesse essere condannato al risarcimento dei danni sarebbe una beffa per i cittadini che spontaneamente segnalano le situazioni di malaffare agli organi di Polizia e, come capita spesso, subiscono anche le relative ritorsioni ma se ne stanno zitte comportandosi da cittadini corretti. Il principio “vivi e lascia vivere” non vale sempre: chi è a conoscenza di un reato lo deve denunciare, diversamente devono essere considerati come complici di chi ha commesso il reato.

mercoledì 24 settembre 2014

SCOZIA FOR EVER

Questo era uno dei tanti slogan coniati in occasione del referendum sull’indipendenza dal Regno Unito della Scozia. Il referendum svoltosi nei giorni scorsi ha avuto esito negativo per i separatisti: la maggioranza di scozzesi ha detto no alla proposta e, conseguentemente, il pericolo della separazione della Scozia dal Regno Unito è passato probabilmente per sempre. La storia della Scozia è una storia tutta sua, parte da un regno autonomo, per arrivare ad un’unione – il Regno Unito – ed è diversa completamente dalla storia della Padania, per le quali la Lega per anni ha tentato di portare avanti la secessione, con particolare riferimento alla Lombardia. I secessionisti lombardi e i leghisti in particolare erano già pronti con i moduli per la raccolta di firme, in caso di vittoria dei separatisti in Scozia, per promuovere un referendum per la secessione della Lombardia dall’Italia. Questi moduli dopo il risultato scozzese sono stati rimessi nel vecchio cassetto dove riposeranno per sempre. Mia nonna diceva che “è meglio morire nel mare che nel Ticino” nel senso che le cose grandi (lo Stato Italiano) sono meglio del Ticino (la Lombardia) e, come tutti i detti dei nostri avi che hanno una grande base di saggezza, anche questo ne ha molta. Gli scozzesi che hanno detto no alla separazione, hanno lasciato da parte tutte le questioni “sentimentali” e, se ci è consentito, anche parte della loro storia che li ha visti per secoli autonomi con il loro “Regno di Scozia” e hanno pensato alla concretezza: la Scozia è sicuramente più forte se è parte del Regno Unito, da sola conterebbe poco per non dire nulla. Su queste basi hanno votato no alla separazione. La serietà del capo dei separatisti è stata altissima non ha addebitato l’insuccesso ad altri ma a se stesso (quando un politico italiano farà questo offriremo una gassosa a tutti i nostri lettori), ed ha affermato che di un nuovo referendum se ne parlerà forse fra moltissimi anni, e ha rassegnato le sue dimissioni: la serietà è questa e non è altro. Gli scozzesi non hanno ragionato con la pancia, come fanno molti in Italia, ma hanno ragionato con la testa e hanno ottenuto un risultato che non rappresenta una vittoria di un sì o di un no, ma rappresenta la vittoria del futuro degli scozzesi. La vittoria del no ha rappresentato una forte batosta per i secessionisti lombardi i quali già sorridevano convinti che in Scozia il referendum sarebbe passato. Abbiamo parlato con alcuni esponenti della Lega, i quali ci avevano confermato l’intenzione, in caso di vittoria dei separatisti scozzesi, di essere pronti per chiedere un referendum per ottenere la secessione della Lombardia: non li abbiamo ancora incontrati dopo il referendum, ma sicuramente avranno lo sguardo rivolto a terra e si sentiranno delusi ma sbagliano in quanto è stata una vera a propria fortuna che in Scozia sia andata in questo modo, perché diversamente avrebbero avuto una batosta più pesante in Lombardia, in quanto i lombardi avranno un mucchio di difetti ma sanno difendere i propri interessi e l’interesse che hanno i lombardi, gli imprenditori, i lavoratori, i giovani, gli anziani, gli uomini e le donne, i cittadini tutti, è di vedere la Lombardia forte in un’Italia forte.