lunedì 28 novembre 2011

La fiducia aumenta.

L’Istat ha pubblicato i dati relativi alla fiducia degli italiani e, dopo alcuni mesi di forte calo, finalmente a novembre è tornata a crescere, il che significa che il cambiamento del governo è stato apprezzato dagli italiani, così come è stato apprezzato il nuovo presidente del consiglio Prof. Mario Monti.
Quello che gli italiani non potranno chiedere a Monti è di fare dei miracoli in quanto il suo predecessore gli ha lasciato tanti debiti e molti problemi irrisolti, ma non la bacchetta magica che lo stesso affermava di avere.
Vi ricordate nel 2008 quando il Cavaliere all’ultimo giorno della campagna elettorale ha affermato che in 3 anni “avrebbe debellato anche il cancro”?
Queste promesse, come molte altre, sono rimaste sulla carta.
Ora ci attendono mesi di “lacrime e sangue” in quanto noi Italiani ci dobbiamo ridimensionare perché abbiamo vissuto per anni al di sopra delle loro possibilità.
È vero che spesso i ristoranti sono pieni, ma in un ristorante ci stanno 50 persone e fanno il pieno (ma lo fanno proprio tutti?) solo il sabato, mentre gli altri giorni sono spesso vuoti; a fronte di qualche migliaia di italiani che ha ancora la possibilità di andare al ristorante, ve ne sono altri milioni che questa possibilità non ce l’hanno da tempo.
La reale situazione economica dell’Italia l’ha in pugno solo chi opera direttamente a contatto con le persone; per la professione che esercitiamo siamo trattiamo quotidianamente con molti privati ed aziende e possiamo assicurare che la situazione è tutt’altro che rosea, anzi !
Pensavamo che la crisi avrebbe avuto il suo culmine quest’anno ma, purtroppo, ci sbagliavamo e il 2012 rischia di diventare l’anno più terribile della nostra storia.
La crisi del ’29, che aveva messo in ginocchio il mondo intero, sarà poca cosa se paragonata a questa crisi dalla quale se ne può uscire solo grazie alla solidarietà di tutti, con la voglia di lavorare e il desiderio di credere nella nostra nazione, abbandonando i personalismi e le divisioni, pensando solo al bene della collettività.

venerdì 25 novembre 2011

Giornata internazionale contro la violenza alle donne.

Oggi ricorre la giornata internazionale contro la violenza alle donne.
Già il termine violenza suscita ribrezzo, se la violenza viene perpetrata contro una donna vi dovrebbe essere la espulsione del colpevole dalla collettività del colpevole della violenza.
Le statistiche provano che una donna su quattro subisce nella propria vita una violenza fisica e/o sessuale; ogni anno in Italia muoiono più di cento donne uccise dal partner o dai suoi familiari e gli esempi potrebbero continuare a lungo con citazioni sempre più orribili.
Ad un noto Magistrato di Busto ho chiesto se Busto fosse una città pericolosa e se necessitava delle ronde tanto volute dalla Lega, la risposta fu lapidaria: a Busto, come in tutte le città, l’unico luogo dove si deve aver paura è il condominio dove si abita e ancor di più la propria abitazione perchè è in questi luoghi che la violenza esplode in modo devastante.
Colui che usa violenza nei confronti di una donna è un individuo subdolo che riesce, da perfetto aguzzino, a convincere la propria vittima che la colpa è sua in quanto è la donna che, con il suo atteggiamento, indurrebbe l’uomo ad usarle violenza.
Ma quello che è ancora più grave è che spesso questa violenza viene perpetrata davanti ai propri figli.
Oggi le denunce nei confronti degli uomini che commettono violenze sulle sono aumentate rispetto al passato, ma rappresentano la punta dell’iceberg, in quanto difficilmente una donna “osa” denunciare il proprio aguzzino.
La molla che fa scattare la denuncia spesso è data dal fatto che l’aguzzino non si accontenta di usare violenza solo nei confronti della moglie o della compagna, ma inizia anche ad usare violenza anche nei confronti dei figli e allora scatta la denuncia da parte della donna-madre.
Le pene nei confronti di chi usa violenza sia fisica che sessuale su una donna devono essere pesantissime, immediate e non vi possono essere attenuanti di sorta genere.
Solo in questo modo questi pazzi possono forse (ma è un forse molto grande) capire che quanto loro fanno è contrario alla essenza dell’uomo che, per sua natura, dovrebbe essere contrario alla violenza ma purtroppo così non è.

venerdì 18 novembre 2011

Montanelli, un previgente

 

mercoledì 16 novembre 2011

ADESSO CI PENSA BOSSI

L’unico segretario di partito che non si è degnato di partecipare alle consultazioni per la formazione del Governo Monti è stato Bossi, che ha risolto tutto con una telefonata dalla sua padania dichiarando starà all’opposizione.
Contemporaneamente la segreteria della Lega ha riaperto il parlamento della padania: ve lo ricordate?
Era quel teatrino che faceva i suoi spettacoli in quel di Mantova e che, dopo qualche tempo, in relazione al fatto che non aveva ottenuto alcun risultato, aveva chiuso i battenti.
Questo significa che incominceremo ad avere di nuovo le città tappezzate di manifesti con la famosa gallina che fa le uova d’oro, con gli slogan “Roma ladrona la Lega non perdona”, con gli inviti agli extra comunitari di prendere il cammello e tornarsene al loro paese nativo.
La Lega ha deciso di ritornare alle origini che tanta fortuna le ha dato, senza rendersi conto che però nel frattempo sono passati 20 anni e che di risultati per il popolo padano non ne ha ottenuto neppure uno.
Grazie al federalismo ora ritornerà l’ICI: ma le tasse, con il federalismo, non dovevano diminuire?
Grazie al federalismo i soldi dovevano rimanere in Lombardia: come mai il governo romano di cui faceva parte la Lega ha risanato il bilancio di Catania che era in perdita di qualche centinaio di milioni di euro e ha diminuito i trasferimenti alla Lombardia?
Gli esempi potrebbero essere molti e tutti a dimostrazione che la Lega ha blaterato tanto senza ottenere nulla.
Anzi no! In questi vent’anni i suoi parlamentari hanno vissuto a Roma, a nostre spese, facendo una gran bella vita come hanno fatto una bella vita tutti i vari presidenti delle società pubbliche, dei membri dei consigli di amministrazione che la Lega ha piazzato in ogni parte d’Italia.
Prima li chiamavano i boiardi di Stato, ora i leghisti li chiamano amministratori pubblici, ma il risultato è che vivono sempre tutti alle nostre spalle.

martedì 15 novembre 2011

La colpa non è mia

Berlusconi è uscito di scena con gli insulti della folla.
Personalmente non siamo mai stati d’accordo con la folla che il giorno prima inneggia ad una persona e il giorno dopo sputa in faccia al precedente leader.
Abbiamo apprezzato chi ha suonato e cantato “l’alleluia”, quando hanno avuto la certezza che Berlusconi aveva dato le dimissioni, dando atto del suo fallimento politico.
In tutti questi anni che cosa è riuscito a dare Berlusconi all’Italia: aveva promesso minori tasse ma le ha aumentate, aveva promesso milioni di posti di lavoro e invece li ha diminuiti, aveva promesso il benessere ma la gente è più povera e l’elenco potrebbe continuare.
Una delle maggiori colpe di Berlusconi è quella di aver sempre dato la colpa di quanto accadeva a chi aveva governato prima di lui.
Se esiste una scienza esatta questa è la statistica che fornisce dei dati che sono inoppugnabili: in Italia i Presidenti del Consiglio che hanno più a lungo governato sono:

Benito Mussolini per giorni 7.572
Silvio Berlusconi per giorni 3.337
Giulio Andreotti per giorni 2.679
Alcide De Gasperi per giorni 2.548
Aldo Moro per giorni 2.247
Amintore Fanfani per giorni 1.652
Romano Prodi per giorni 1.608
Bettino Craxi per giorni 1.321

Berlusconi ha governato per quasi 10 anni: come fa ad affermare che l’attuale situazione è colpa degli altri e che il debito pubblico è stato fatto dagli altri?
Come fa ad affermare che la crisi è colpa di chi ha governato prima di lui?
Berlusconi dovrebbe dire che cosa è riuscito a fare.
Andreotti, De Gasperi, Moro, Fanfani, Prodi e Craxi hanno fatto molto, e hanno fatto crescere l’Italia.
Berlusconi è in grado di fornire l’elenco di cose concrete che il suo governo ha realizzato?
Attendiamo questo elenco dopo di che cambieremo il ns giudizio nei confronti del Cavaliere.

domenica 6 novembre 2011

DELLA SERIE:" .......E IO PAGO!!!!"

In questi giorni di estrema difficoltà economica per tutti ritorna il ritornello che bisogna ridurre i “costi della politica”.
L’unico costo della politica che il nostro parlamento ha ridotto è quello del numero dei consiglieri provinciali e comunali (a Busto si è passati da 30 consiglieri a 24) e del loro gettone di presenza che ammonta a circa € 30,00 netti per ogni seduta che mediamente dura almeno 3 ore, se non di più.
Gli stipendi dei parlamentari e dei consiglieri regionali ovviamente sono rimasti al palo, a parte una piccola riduzione di pura facciata.
A titolo di esempio il costo mensile di un parlamentare è pari al costo annuale di tutto il consiglio comunale di Busto Arsizio!
Dobbiamo dare atto che il tentativo da parte del Parlamento di ridurre le indennità e privilegi dei suoi parlamentari è già stato fatto in passato, ma è naufragato miseramente.
Il giorno 21 settembre 2010 il Deputato Antonio Borghesi dell'Italia dei Valori ha proposto l'abolizione del vitalizio che spetta ai parlamentari dopo solo 5 anni di legislatura in quanto affermava cha tale trattamento risultava iniquo rispetto a quello previsto dai lavoratori che devono versare 40 anni di contributi per avere diritto ad una pensione.
Ecco com'è finita:
• Presenti 525
• Votanti 520
• Astenuti 5
• Maggioranza 261
• Hanno votato sì 22
• Hanno votato no 498).

I 22 sono: BARBATO, BORGHESI, CAMBURSANO, DI GIUSEPPE, DI PIETRO, DI STANISLAO, DONADI, EVANGELISTI, FAVIA, FORMISANO, ANIELLO, MESSINA, MONAI, MURA, PALADINI, PALAGIANO, PALOMBA, PIFFARI, PORCINO, RAZZI, ROTA,
SCILIPOTI e ZAZZERA.

Ecco un estratto del discorso presentato alla Camera: “Penso che nessun cittadino e nessun lavoratore al di fuori di qui possa accettare l'idea che gli si chieda, per poter percepire un vitalizio o una pensione, di versare contributi per quarant'anni, quando qui dentro sono sufficienti cinque anni per percepire un vitalizio. È una distanza tra il Paese reale e questa istituzione che deve essere ridotta ed evitata. Non sarà mai accettabile per nessuno che vi siano persone che hanno fatto il parlamentare per un giorno - ce ne sono tre - e percepiscono più di 3.000 euro al mese di vitalizio. Non si potrà mai accettare che ci siano altre persone rimaste qui per sessantotto giorni, dimessisi per incompatibilità, che percepiscono un assegno vitalizio di più di 3.000 euro al mese. C'è la vedova di un parlamentare che non ha mai messo piede materialmente in Parlamento, eppure percepisce un assegno di reversibilità.
Credo che questo sia un tema al quale bisogna porre rimedio e la nostra proposta, che stava in quel progetto di legge e che sta in questo ordine del giorno, è che si provveda alla soppressione degli assegni vitalizi, sia per i deputati in carica che per quelli cessati, chiedendo invece di versare i contributi che a noi sono stati trattenuti all'ente di previdenza, se il deputato svolgeva precedentemente un lavoro, oppure al fondo che l'INPS ha creato con gestione a tassazione separata.
Ciò permetterebbe ad ognuno di cumulare quei versamenti con gli altri nell'arco della sua vita e, secondo i criteri normali di ogni cittadino e di ogni lavoratore, percepirebbe poi una pensione conseguente ai versamenti realizzati.
Proprio la Corte costituzionale, con la sentenza richiamata dai colleghi questori, ha permesso invece di dire che non si tratta di una pensione, che non esistono dunque diritti quesiti e che, con una semplice delibera dell'Ufficio di Presidenza, si potrebbe procedere nel senso da noi prospettato,che consentirebbe di fare risparmiare al bilancio della Camera e anche a tutti i cittadini e ai contribuenti italiani circa 150 milioni di euro l'anno.
OVVIAMENTE non ne hanno dato notizia né radio, né giornali, né Tv!

venerdì 4 novembre 2011

IL PENDOLO

Dopo anni durante i quali il famoso pendolo della politica è rimasto immobile e sembrava quasi essere stato inchiodato, sembra che qualche cosa si stia muovendo come se il chiodo sia stato tolto e il pendolo incominci nuovamente a muoversi.
Questo è dimostrato dal fatto che ben 6 parlamentari del PDL tra cui anche dei pezzi grossi, tra i quali anche la fedelissima senatrice Bartolini, che tante volte abbiamo visto in televisione in passato, hanno espresso il loro dissenso nei confronti del loro imperatore.
Non solo, altri due parlamentari del PDL sono passati all’UDC.
Si potrebbe sostenere che quando la barca affonda i topi scappano.
Come mi ero arrabbiato nei confronti di quei parlamentari che dal PD sono passati in altri partiti, così oggi mi arrabbio perché non è possibile che un parlamentare eletto in un partito (e solo grazie a quel partito), decida di passare ad altra formazione politica per avere il “cadreghino” assicurato alle prossime elezioni: è’ una vergogna che deve avere fine!
Mi auguro che vi sia qualcuno che proponga una legge che impedisca questi cambi di casacca, che sono indecenti ed immorali.