giovedì 27 ottobre 2011

Quando lo dico io!

Un noto comico ha fatto la sua fortuna con la frase: “quando lo dico io!”.
Sembra che ora questo comico abbia un concorrente altrettanto valido: il Ministro Bossi. Infatti il Senatùr, come viene chiamato dai suoi supporter Umberto Bossi, ha affermato che si andrà a votare “quando lo dirà lui”, precisando che “il coltello dalla parte del manico ce l’ha lui”.
Più esplicito do così Bossi non poteva essere e ora Berlusconi ha solo due possibilità:
- continuare a subire il ricatto della Lega, dimostrando che effettivamente il vero padrone del Governo è Bossi;
- dimostrare che il capo è lui, e mettere “a cuccia” Bossi.
Nei prossimi giorni vedremo chi dei due prevarrà.
Quello che è certo è che l’unica parte che sta subendo gravi danni è l’Italia, che continua a fare figuracce all’estero, ha i conti in disordine, non è in grado di fare un programma per il proprio sviluppo.

giovedì 20 ottobre 2011

Il dito medio di Bossi

Ormai Bossi si esprime in due modi: o usa il dito medio o manda tutti a “fa un culo”.
È un nuovo modo di fare politica che piace a molti perché è di facile comprensione e non obbliga la gente a  ragionare.
E ovviamente i ragionamenti possono essere fatti solo da chi ha cervello per cui chi apprezza questo modo di fare politica deve trarre le debite conseguenze.
Le ultime due uscite di Bossi sono significative: ha dato del fascista al sindaco leghista Tosi di Verona ( vedi http://247.libero.it/focus/19669866/0/bossi-prende-tosi-a-badilate-uno-stronzo-poi-dito-medio/) e ha insultato i magistrati di Roma che hanno ordinato la chiusura delle tre sedi dei ministeri che Bossi si è trasferito in quel di Monza.
La Lega sta diventando un fortino dove tutti devono solo obbedire al feudatario che comanda a bacchetta (ma molti si chiedono se sia lui a comandare o se sia la signora che si vede sempre al suo fianco con i capelli lunghi neri).
Per essere cacciati dalla Lega non è necessario lamentarsi ma è sufficiente pensare di non essere d’accordo con il Bossi pensiero.
La Democrazia ha fatto grandi passi in avanti, ma nella Lega sembra essere tutto fermo: o si obbedisce o si muore politicamente.

lunedì 17 ottobre 2011

Delinquenti e vigliacchi.

La manifestazione degli “Indignati” di Roma, ha rischiato di trasformarsi in una tragedia.
Centinaia di delinquenti hanno assaltato e incendiato di tutto; accanendosi anche contro una Madonna di Lourdes e un Crocefisso distruggendoli.
Hanno attentato alla vita di poliziotti e di cittadini lanciando bombe molotov.
La furia di questi soggetti, che non possono essere definiti esseri umani, è stata indescrivibile.
Oltre ad essere dei delinquenti, sono anche dei vigliacchi in quanto si mascherano e dietro l’anonimato compiono gesti inenarrabili.
È il classico caso delle pecore che quando sono da sole si inginocchiano, mentre quando sono in gruppo, nascosti dietro un casco o un passamontagna con in mano una spranga e hanno davanti una persona disarmata, diventano improvvisamente dei forti.
Quel che meraviglia è il fatto che ne siano stati arrestati solo venti.
Dalle immagini televisive, questi soggetti potevano essere circondati ed arrestati. Non solo, prima dell’inizio della manifestazione questi soggetti avevano già il viso coperto da un passamontagna bianco e, avvolti anche da una bandiera della pace, nascondevano dentro gli zaini caschi, spranghe, bottiglie molotov e chi più ne ha ne metta.
Sarebbe stato sufficiente impedire a questi soggetti di avvicinarsi alla manifestazione.
I teppisti vanno emarginati e privati degli strumenti che li rendono forti di fronte ai deboli.
In questi casi la Polizia non deve avere alcuna pietà, il manganello e le manette devono essere usati, questa gentaglia deve essere messa in galera buttando via la chiave.
Questo è il solo modo per far capire a questi teppisti che la legalità esiste e che i beni degli altri devono essere rispettati. Diversamente penseranno di essere dei superman e avranno imitatori da tutte le parti.

giovedì 13 ottobre 2011

Gli sbadigli di Bondi e Bossi

Questa mattina il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha pronunciato la sua autodifesa alla Camera, cercando di convincere i Deputati che quanto accaduto nei giorni scorsi, con la bocciatura di un provvedimento importante come il rendiconto generale dello Stato, era solo un fatto tecnico di scarsa importanza.
Nel suo discorso il Cavaliere ha affrontato il tema delle riforme istituzionali, della riduzione dei parlamentari e dei massimi sistemi, facendo capire, tra le righe, ai suoi parlamentari che se si va alle elezioni le liste sarà lui a scegliere i candidati sicuri, per cui chi gli ha dato contro rimarrà a casa e perderà la succulenta retribuzione mensile da parlamentare.
Il discorso era talmente interessante che, ripreso in diretta televisiva, l’ex ministro Bondi, già Sindaco comunista (del PCI tanto per intenderci) convertitosi in berlusconiano puro) continuava a sbadigliare, imitato anche dal ministro Bossi.
Bondi è sicuramente tra i più fedeli sostenitori di Berlusconi, è un uomo che ha dato tutto per il suo capo quasi ne fosse innamorato ed è stato trattato a pesci in faccia più volte ma, come un martire, ha sopportato tutto; probabilmente anche la sua sopportazione è giunta al limite e i suoi sbadigli parlano da soli.
Domani la Camera voterà la fiducia, Berlusconi otterrà i suoi voti e forse qualcuno anche in più grazie alla campagna acquisti portata avanti anche in questi giorni e, sorridente, andrà in televisione ad affermare che a lui non vi è alternativa.
Intanto l’Italia continua ad essere non solo declassata, ma considerata lo zimbello internazionale: se è questo che vogliono gli italiani già ce l’hanno!
E la Lega cosa fa?
La Lega come al solito è supina, aspetta gli ordini da parte del padrone Silvio e domani voterà tranquillamente la fiducia.
Ma una cosa la Lega l’ha fatta: durante l’intervento in aula la Lega ha richiesto di nuovo il Senato federale!
Finalmente una proposta innovativa, che guarda al futuro, e che permetterà di risolvere i problemi di tutti i disoccupati d’Italia!

martedì 11 ottobre 2011

Busto ha bisogno di opere e non di parole

Il consiglio comunale di Busto si è riunito tre volte, sono state insediate le commissioni consiliari, sono stati nominati gli amministratori delle società parteccipate: tutti atti dovuti che dovevano essere fatti subito dopo le elezioni, ma nella nostra città questi adempimenti sono stati posti in essere con un ritardo di oltre cinquanta giorni rispetto a quanto hanno fatto altre città ben più grandi o più piccole di Busto, come Milano o Gallarate che sono andate al ballottaggio e quindi l’elezione del sindaco è avvenuta quindici giorni più tardi rispetto a Busto.
La differenza che vi è tra Busto e le altre città non è solo quella del ritardo con cui si è proceduto agli adempimenti previsti per legge, ma è dato dalla volontà della maggioranza di “arraffare” tutto quello che si poteva prendere.
Tutto è buono: dalla presidenza di una commissione alla sua vice-presidenza, dal consiglio di amministrazione di una S.p.A. a quello di una S.r.l, l’unica cosa che ha saputo fare la maggioranza, dimostrando di avere una gran fame di potere e di posti, è stata quella di accaparrarsi ogni posto disponibile e di nominare un proprio simpatizzante o consigliere comunale ovunque fosse possibile farlo.
Le nomine sono servite anche per calmare i malumori conseguenti alla non elezione nel consiglio comunale di alcuni esponenti storici del PdL o della Lega. Bisogna anche ricordare che, con il fatto che tutti gli assessori, tranne uno, erano consiglieri comunali, vi è stata una dimissione in massa dei consiglieri eletti per entrare a far parte della giunta, i quali hanno lasciato spazio a coloro che non avevano neppure ricevuto il voto da parte dei cittadini.
Vi è stata una vera e propria sistemazione di gran parte di quelli che i quotidiani locali hanno definito “i trombati”.
Ma quello che lascia maggiormente allibiti sono state le affermazioni fatte dalla maggioranza: nella minoranza non vi è un figura preparata che possa coprire la carica di presidente di una commissione consigliare.
Ben venga questa critica e ne prendiamo atto.
Ci sarebbe piaciuto conoscere quali sono le competenze specifiche, le esperienze, le capacità e la preparazione dei presidenti e vice presidenti che sono stati nominati dalla maggioranza nelle varie commissioni, ma nulla è stato detto in proposito né è stato letto il loro curriculum. Siamo però certi che la preparazione e l’esperienza sicuramente è nelle persone indicate come presidente e vice presidente delle commissioni, e che le nomine non sono state fatte unicamente per “sedare” le lotte intestine tra le varie correnti del PdL piuttosto che della Lega o per sfamare gli appetiti di questa o di quella componente, come i maligni affermano.
Quello che è certo è che Busto ha perso quasi quattro mesi per iniziare nuovamente a funzionare, anche se non a pieno ritmo.
Il lavoro che aspetta tutti è enorme.
Da una parte la maggioranza dovrà dimostrare che il programma che ha posto alla base della recente campagna elettorale e che è stato accolto con grande entusiasmo da parte dei cittadini, tant’è che hanno votato il Sindaco uscente e il suo programma senza necessità neppure di andare al ballottaggio; i cittadini chiedono che questo programma venga realizzato velocemente, perché la città non può più aspettare.
Dall’altra parte l’opposizione avrà un compito altrettanto gravoso perché dovrà dare prova di avere la capacità di essere forza alternativa di governo, dimostrando che la maggioranza, come ha fatto fino adesso, pensa solo ad accaparrarsi dei posti di potere senza pensare alla città.
Il pericolo che vi è in questo periodo è notevole in quanto si passa da una fase pre-elettorale dove l’amministrazione uscente è stata super attiva, cercando di fare in pochi mesi ciò che non aveva realizzato in cinque anni, al cosiddetto “riposo del guerriero” in quanto una volta ottenuto il risultato, chi ha dato ha dato e chi ha avuto ha avuto e le promesse rimangono tali.
Il bilancio consuntivo dell’anno 2010 che è stato approvato dalla maggioranza ha dimostrato la sua totale incapacità di realizzare quanto si era proposta di fare.
I cittadini non devono lasciarsi condizionare (per non dire “turlupinare”) dal fatto che il bilancio del 2010 ha chiuso con un notevole residuo attivo, in quanto questo non significa che il Comune è stato capace di creare un utile perché un Comune non deve né può avere utili, perché se ciò dovesse accadere, dovrebbe ridurre l’imposizione fiscale perché un Comune non può guadagnare.
Il residuo attivo è la dimostrazione della totale incapacità di una Giunta di spendere i soldi che ha chiesto ai suoi cittadini e questa è una cosa molto grave perché vuol dire che numerosi progetti che erano inseriti nei piani pluriennali delle opere non sono stati realizzati.
I teorici della materia sicuramente avranno “stortato il naso” quando hanno letto il nostro linguaggio non tecnico, ma non ci interessa perché noi vogliamo essere compresi dai nostri lettori, ai quali non interessa il politichese, ma interessano solo i fatti concreti.
Ora vogliamo vedere all’opera i nuovi assessori, verificare se gli stessi hanno le competenze e capacità necessarie per amministrare la nostra città e se dimostreranno di averle, avranno l’apporto costruttivo anche dell’opposizione; se così non dovesse essere, se dimostreranno di non avere la competenza necessaria e di voler occupare solo dei posti, l’opposizione farà il suo lavoro denunciando alla cittadinanza ogni ritardo, ogni manchevolezza, segnalando che quanto non è stato realizzato è dovuto solo alla incapacità della maggioranza di governare.
Questo è il vero compito che spetta all’opposizione, ma è compito anche dei cittadini vigilare sull’attività della Giunta; i cittadini devono smettere di eleggere delle persone e poi aspettare cinque anni per reclamare: se qualcosa non va deve essere detto immediatamente in modo che si possa porvi rimedio e questo è l’invito che facciamo ai cittadini di Busto: uscite dal letargo in cui siete caduti negli ultimi venti anni, rialzate la testa, riappropriatevi della vostra città che merita molto di più rispetto a quello che le è stato dato.
È ora di passare dagli slogan alle realizzazioni e ai fatti concreti.
Diversamente il declino di Busto continuerà con conseguenze sicuramente irreparabili.

venerdì 7 ottobre 2011

Guerra e democrazia

Il 7 ottobre 2001 l’Afganistan veniva bombardato per la prima volta dalle forze alleate che, in risposta all’attentato dell’11 settembre, avevano iniziato la lotta al terrorismo mondiale.
Questa guerra, perché di guerra si tratta, ha avuto costi enormi:
- decine di migliaia di morti tra i civili;
- migliaia di militari morti;
- centinaia di migliaia di feriti;
- solo negli ultimi sei mesi sono morti oltre 1.800 civili
- sono stati spesi oltre 500 miliardi di dollari.
Tutto questo sulla base dello slogan: “esportiamo la democrazia in Afganistan”, ma i risultati ottenuti sono molto scarsi
Al Qaeda è viva e vegeta, anche se ridimensionata; la democrazia in Afganistan è tutta da verificare; le donne che erano e sono trattate ancora come delle schiave.
La domanda che ci si deve porre deve essere: ne è valsa la pena?
Non era forse più opportuno fare una guerra lampo, distruggere i campi dei terroristi e ritornarsene, dando aiuti economici per permettere all’Afghanistan di avviarsi, con i tempi necessari, verso la democrazia?
Pensare di cambiare una mentalità millenaria in pochi anni è una pura utopia.
I Romani 2.000 anni fa ci avevano tentato usando la forza, ma la “pax romana” non ha funzionato in quanto le radici delle popolazioni, come è giusto che sia, sono modificabili solo dopo un secolare percorso e solo per la volontà dei popoli e per loro scelta.
L’esperienza dell’Afghanistan, come tutte le altre e come oggi in Libia, dimostrano che le guerre non portano la pace, ma solo morte e distruzione.

lunedì 3 ottobre 2011

COTA contro BONOMI

Povera Malpensa, si sta trasformando in Calimero (ve lo ricordate il pulcino tutto nero) che terminava lo spot su Carosello con la frase: “tutti ce l’hanno con me perché sono piccolo e nero!”.
Non solo i Comuni limitrofi all’aeroporto hanno detto no alla terza pista, ma ora Malpensa deve fare i conti anche con la Regione Piemonte che non vuole dare il via libera alla costruzione della terza pista.
Non è compito nostro affermare che la terza pista sia utile o meno, se la stessa costituisca un impatto ambientale insuperabile o meno.
Quello che ci meraviglia è l’atteggiamento del leghista Cota, Presidente della Regione Piemonte, che sta creando problemi al suo amico di partito il leghista Bonomi, Presidente della SEA.
Trent’anni or sono l’amministratore delegato della Società che aveva progettato il nuovo aeroporto di Malpensa in una riunione svoltasi nella storica “Sedes Sapientiae” aveva terminato il suo intervento dicendo: “Questo progetto è il più avanzato che si potesse realizzare oggi. Se i politici locali sono intelligenti lo devono realizzare subito, se non lo faranno lo vedranno comunque realizzato fra trent’anni così come vi è stato presentato, in quanto l’economia non può essere fermata e questa zona ha bisogno un aeroporto come questo!”.
Ebbene quel progetto prevedeva i famosi tre bracci (il terzo è in costruzione), la terza pista, etc…: mai profezia fu così esatta.
Di fronte alle obiezioni ricevute da SEA, Cota ha risposto: “non ho altro da aggiungere: io faccio gli interessi del Piemonte”.
E poi dicono che siamo in un’Italia unita! Evviva i campanili!