Le scuole si sono finalmente chiuse con gli ultimi esami di maturità.
Chi ha studiato ha avuto il premio della promozione, chi ha fatto il lavativo dovrà ripetere l’anno con conseguenze che capirà solo fra qualche anno, quando si accorgerà quanto vale un anno scolastico perso.
A 18 anni si è spavaldi, si crede i avere in mano il mondo, ma poi non si è capaci di gestire quella grande risorsa che è la giovinezza, quando il futuro è nelle proprie mani e lo si può solo distruggere, facendo lo stupido.
Questi sono giorni in cui ogni anno ritorniamo indietro con la memoria agli anni delle superiori e della nostra maturità.
I docenti più severi sono quelli che si ricordano con più amore, in quanto ci hanno permesso di apprendere bene le loro materie, di farne un bagaglio indistruttibile col passare del tempo ed essenziali per la vita futura.
Gli esami di maturità li abbiamo fatti in un’epoca turbolenta, era appena finito il ’68, ma i suoi effetti colpivano ancora e lasciavano segni indelebili.
Di lì a poco sarebbe iniziata l’epoca di piombo che ha fatto tante vittime tra personaggi illustri, feriti o uccisi lungo la strada unicamente perché portavano avanti idee diverse da quelle dei loro persecutori.
A scuola piccoli gruppi di faziosi indicevano scioperi tutti i giorni, noi eravamo tra quelli che partecipavano alle assemblee, discutendo dal palco di fronte a 600 studenti e cercando di convincerli della pochezza delle proposte di chi voleva scioperare il cui unico scopo era quello di non andare a lezione e non quello di ottenere un miglioramento per la scuola che frequentavamo.
Fortunatamente molte volte siamo stati ascoltati e scioperi inutili si sono spenti sul nascere, perché non avevano alcun contenuto
Abbiamo frequentato la gloriosa Ragioneria, passando i cinque anni del corso in luoghi quasi sempre diversi: due anni nella villa Tovaglieri, in aule meravigliose con dipinti sui muri e sul soffitto, con camini spettacolari, due anni nelle aule create all’esterno della villa che tutti noi chiamavamo “il pollaio” e in effetti ci assomigliava molto! Un anno l’abbiamo passato anche in un’aula creata all’Oratorio San Luigi.
Quelli erano gli anni in cui la ragioneria guadagnava sempre maggiore autorevolezza, perché dava una grande preparazione e gli studenti, se non volevano continuare negli studi, avevano un lavoro assicurato.
Grazie a tutto questo, la vecchia ragioneria ha rappresentato le fondamenta dalle quali è sorto il grande Istituto Tecnico Tosi che oggi tutti conoscono.
Una persona che ricordiamo con molto affetto e deferenza perché era “il mio” preside: il prof. Vittorino Gallazzi che ha voluto la “sua” scuola strenuamente, se non ci fosse stato lui oggi l’Istituto Tecnico Tosi probabilmente non esisterebbe
Era sempre presente, sembrava che dormisse a scuola perché quando arrivavamo al mattino alle 7,30 era all’ingresso ad attenderci, era presente quando andavamo via nel pomeriggio; era presente anche per le lezioni del serale. In buona sostanza tutti pensavamo che avesse un letto nella scuola, nella sua presidenza posta al primo piano di villa Tovaglieri.
Aveva il coraggio dei grandi uomini. Ce lo ricordiamo come affrontava le assemblee studentesche, avendo di fronte non solo i suoi studenti, ma spesso anche gruppi “maoisti” o le prime frange di “lotta continua” o de “il manifesto” che da Milano venivano a Busto per creare solo scompiglio, disordine e per sobillare gli studenti locali.
Nonostante fosse una persona esile, aveva una grande forza: un suo sguardo era sufficiente per zittire decine di ragazzi che in quel momento sembrava volessero spaccare il mondo.
Ma era capace di capire anche tutte le situazioni e i problemi dei “suoi” ragazzi..
Ci ricordiamo come se fosse oggi l’ultimo anno quando siamo giunti a scuola il giorno di carnevale vestiti da panettiere, con altri due compagni mentre portavano sulle spalle un filone di pane lungo due metri che avevamo fatto fare apposta da un prestinaio, e mentre entravamo nella scuola attraverso due ali di studenti incuriositi che applaudivano per la nostra bravata.
Vedendoci, ci ha guardato severamente, ma poi non ha detto assolutamente nulla e ci ha fatto passare. In quel momento ci siamo sentiti gelare in quanto pensavamo di averla fatta franca, ma poi abbiamo capito che, ci si scusi il gioco di parole, lui aveva capito il senso della nostra “bravata” era l’ultimo carnevale della nostra vita scolastica presso la Ragioneria..
Quando avevamo dei problemi con i professori perché li ritenevamo ingiusti nella correzione di compiti, ci riceveva subito, ci ascoltava e poi prendeva provvedimenti sempre nel rispetto assoluto dei suoi studenti e se i professori avevano sbagliato li riprendeva, ma se noi studenti gli avevamo raccontato delle frottole poi ne subivamo le conseguenze.
Ogni volta che entravamo nella presidenza, lo vedevamo seduto dietro la sua scrivania con una piccola macchina da scrivere, con la quale annotava su piccoli fogli tutto quello che succedeva nella sua scuola, giorno per giorno. Nonostante il suo fare burbero, non si è mai reso antipatico e alla fine tutti noi lo consideravamo un grande amico e lo chiamavamo, ovviamente senza farci sentire, “Vittorino”.
Il preside Gallazzi ha avuto come successore un altro grande personaggio degno di lui: l’amico prof. Benedetto Di Rienzo che ha preso in mano una scuola in forte crescita, che poteva avere un grande futuro ma poteva anche finire nel nulla e la resa grandissima.
L’Istituto Tecnico Tosi oggi è conosciuto in tutto il mondo. I suoi studenti hanno avuto possibilità che in altre scuole sicuramente non avrebbero avuto: i viaggi di studio all’estero li ha inventati Di Rienzo, non altri.
Questa scuola ha partecipato alle manifestazioni più importanti del globo, dalle olimpiadi della matematica ai G20 della scuola, dall’essere ricevuti dal Presidente della Repubblica all’essere ospiti al Parlamento Europeo. Di Rienzo è riuscito a creare, come aveva fatto il prof. Gallazzi, uno strettissimo rapporto tra i “suoi” studenti e la scuola.
Come noi all’epoca amavamo a spada tratta e guai a chi ci toccava il Prof. Gallazzi, così oggi gli studenti amano, e guai a chi glielo tocca, il Prof. Di Rienzo, il quale ha terminato la sua esperienza da preside per iniziarne un’altra creando l’associazione degli ex studenti della ragioneria e siamo sicuri, conoscendolo a fondo, che riuscirà anche in questa impresa.
(Da L’informazione 16 luglio 2010)
martedì 20 luglio 2010
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