venerdì 26 marzo 2010

La mia esperienza a questa campagna elettorale

Quando è stata pubblicizzata la mia candidatura alle regionali in molti mi hanno chiamato facendomi i complimenti; altri i complimenti me li hanno fatti in senso ironico chiedendomi “Ma chi te lo fa fare?”.
Questa frase mi ha fatto pensare, ma la mia risposta è stata semplice: “Perché la politica a me piace e ritengo che tutti vi si debbano dedicare nel corso della loro vita. Perché potrò dedicare del tempo alla nostra Regione e quindi a chi mi sta attorno."
Ma gli scettici hanno rincarato la dose: “Tante belle parole, ma intanto la gente non capisce e continua a votare per l’altra parte!”

Ovviamente ho replicato dicendo che non era così, che la gente capisce, che le persone hanno una propria testa e che ragionano. Alla fine ho ricevuto gli auguri, in alcuni casi molto sinceri, in altri casi sicuramente falsi, ma intanto non cambiava assolutamente nulla in quanto i voti si contano solo dopo averli presi!.
Tutto questo però mi ha fatto meditare profondamente sulla giustezza ed opportunità della mia candidatura.
Oggi che ormai siamo alla vigilia del voto, dopo aver fatto quaranta giorni di campagna elettorale girando per la provincia come una trottola, rientrando a casa tutte le sere all’una di notte, e alzandomi alle sei per andare in ufficio a lavorare perché, comunque, io vivo solo del mio lavoro e non di politica, non solo non sono pentito della scelta fatta ma sono ancora più fermamente convinto di aver fatto la cosa giusta.
Le centinaia di persone che ho incontrato durante questi quaranta giorni di campagna elettorale, sia pure nella loro diversità di idee, mi hanno fatto capire che la nostra Provincia è profondamente diversa.
Le esigenze della gente cambiamo di chilometro in chilometro, di città in città, di paese in paese, di quartiere in quartiere.
Ciascuno ha le proprie giuste ragioni da portare avanti, nessuno di coloro che ho incontrato ha sollevato dei questioni che non avessero un serio fondamento.
Il problema che è stato maggiormente sollevato in questi quaranta giorni è stato quello del lavoro. La crisi economica è nel cuore dei cittadini, tutti hanno una grande paura per il loro futuro e tutti mi hanno chiesto un impegno preciso sotto questo profilo.
Chi mi conosce, chi ha vissuto il mio excursus politico sa che difficilmente ho fatto delle promesse o ho assunto degli impegni che poi non sia stato in grado di rispettare.
Di fronte alle molteplici richieste, la mia risposta nella maggior parte dei casi è sempre stata: “non posso fare assolutamente nulla.”
Ma quelle poche volte che ho detto che potevo interessarmi per qualche problema, il risultato è stato sempre concreto.
Durante questa campagna elettorale se ne sono viste di tutti i colori, migliaia di posti di lavoro offerti, centinaia di posti in consigli di amministrazione, con gettoni di presenza, garantiti. È sembrato di ritornare all’epoca di Lauro che, volendo fare il sindaco di Napoli, regalava la scarpa destra, e in caso di elezione, consegnava anche quella sinistra.
Il problema è che Lauro prometteva un solo paio di scarpe per ogni persona che si impegnava a votarlo, mentre nel corso di questa campagna elettorale più di una volta vi è stato chi ha promesso lo stesso posto a più persone.
Il mio programma è fatto di pochi punti essenziali ma concreti, che vanno incontro alle necessità della gente senza fare promesse faraoniche ma tentando di risolvere i molteplici problemi contingenti che fanno soffrire gran parte della popolazione anche della nostra Regione.
Non so come finiranno queste elezioni, se sarò eletto o meno, quello che è certo è che l’impegno che ho profuso è servito ad arricchirmi personalmente grazie alla conoscenza umana che ho potuto avere con centinaia di persone che mi hanno parlato con il cuore aperto dei loro problemi.
Tutti i sacrifici che ho fatto sono stati ampiamente ripagati dal calore delle mani che hanno stretto le mie con sincerità, facendomi l’augurio della vittoria finale.
La frase che più mi ha fatto piacere è stata una frase che potrebbe essere interpretata in senso negativo ed è la seguente: “Avvocato lei non verrà eletto, perché lei è un galantuomo”, chi l’ha pronunciata è stato un signore di Gallarate e quando l’ho sentita ci sono rimasto male ma oggi, ripensandoci, ritengo che sia la frase più bella che mi potesse essere detta.
È meglio essere un galantuomo non eletto in Regione, piuttosto che non essere un galantuomo ed essere eletto in Regione.
Il responso sarà dato dalle urne, ma qualunque esso sia per me rappresenterà sempre un risultato estremamente positivo.

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