venerdì 26 marzo 2010

Busto è grande: a parole o nei fatti?

Non basta che lo dica il Sindaco.
Se la città vuol essere grande… Deve ricordare il proprio passato
Il nostro Sindaco in ogni suo discorso o intervento pubblico o privato, non dimentica mai di fare due affermazioni e precisamente: “Busto è la capitale” e “Busto è grande”!
Ricordiamo un signore che ci era seduto di fianco durante una pubblica manifestazione che, dopo aver sentito affermare che Busto è la capitale, mi ha guardato e, sorridendo, mi ha chiesto: “Ma Busto è capitale di che cosa?”. Ovviamente non ho saputo rispondere e gli ho suggerito di andarlo a chiedere direttamente al Sindaco.
Ma nel proclamare queste due affermazioni il Sindaco dimostra in ogni caso di voler bene alla nostra città, almeno così si spera. Infatti se così non fosse significherebbe che si tratta solo di slogan fatti con il fine per ricevere l’applauso e la benevolenza dei cittadini presenti alla manifestazione e null’altro, ma sicuramente così non è.E se Busto è grande significa che ha anche un grande passato. E il passato di Busto è un passato interamente imprenditoriale, non per niente la nostra città era stata chiamata la “Manchester d’Italia” o “la città dalle cento ciminiere”. Tutti noi abbiamo in mente una bellissima litografia dove vi è raffigurata Busto ripresa dall’altro con tutte le ciminiere che, con il filo di fumo che fuoriusciva dalle loro sommità, stavano a provare che le fabbriche erano tutte attive ed operanti. Purtroppo questo è il passato.
Oggi di vere fabbriche a Busto non ve ne sono quasi più, quelle poche rimaste si sono trasformate, il personale è ridottissimo e la crisi economica sta facendo il resto.
Ma se Busto vuol essere grande, deve ricordare il proprio passato non solo sotto il profilo imprenditoriale ma anche sotto il profilo urbanistico perché ai posteri viene lasciato ben poco se non i monumenti che resistono al tempo. Buona parte dell’archeologia industriale di Busto è stata demolita per far spazio a condomini più o meno belli, ma vi è anche una archeologia urbanistica che deve essere preservata, qui facciamo riferimento, e ci scusino i nostri lettori se siamo ripetitivi ma lo vogliamo essere a costo di essere considerati logorroici, al famoso Conventino di via Matteotti. Già più di una volta siamo intervenuti su questo punto e riteniamo che adesso sia giunto il momento di agire concretamente. Nella speranza che le nevicate dello scorso inverno non abbiano arrecato ulteriori danni e crolli all’interno del Conventino, è necessario che la proprietà, e quindi il Comune di Busto Arsizio, si attivi per salvare quello che è rimasto da salvare.
Nessuno dei Bustocchi vuole avere un’altra Cascina dei Poveri che, dicendo di volerla salvare solo a parole, si è trasformata in un mucchio di rovine, fatta salva la chiesetta che fortunatamente è stata salvata, anche se poi non viene praticamente utilizzata. Come già abbiamo avuto modo di sottolineare, il Conventino ha necessità di un immediato intervento di salvaguardia del tetto del costo di poche decine di migliaia di euro e l’Amministrazione comunale, se ben ricordiamo, aveva già previsto questo intervento in uno dei suoi bilanci pluriennali. Ma se così non fosse è necessario comunque che venga previsto un intervento che non deve essere un puro intervento di semplice tutela per preservare l’edificio da infiltrazioni il tetto, ma deve essere previsto un intervento serio e definitivo. Vi è chi ha già fatto uno studio puntuale sul Conventino, dedicando gratuitamente il proprio tempo, le proprie risorse finanziarie ed ha a disposizione uno studio a livello universitario.
È necessario che questo studio venga presentato al pubblico per far conoscere l’attuale stato del Conventino e come potrebbe essere ripristinato una volta che vi fosse un serio intervento di restauro.
L’Amministrazione comunale deve smetterla di affermare a parole che il Conventino è un bene da salvaguardare, ma poi non ci mette neppure un euro per fare degli interventi. Se sarà necessario l’intervento dei cittadini per risvegliare l’Amministrazione pubblica, con iniziative a sostegno di un intervento a carattere urbanistico sul Conventino, sarà fatto.
Quello che lascia allibiti è il fatto che il nostro Comune spenda un mucchio di soldi in manifestazioni che lasciano ben poco alla nostra città e non decida di salvare quello che in molti ritengono essere l’ultimo scampolo della storia di Busto Arsizio.
Non sappiamo se il Conventino è tra gli edifici più vecchi di Busto, quello che è certo è che questo stabile è stato testimone di gran parte della storia della nostra città. Non più tardi di vent’anni fa il conventino era ancora abitato, vi erano degli esercizi commerciali operanti ma una volta divenuto di proprietà del Comune, via via si svuotato e la conseguenza è quella di avere un altro immobile di proprietà pubblica che viene abbandonato a costo di vederlo crollare.
È opportuno che la nostra Amministrazione decida cosa fare da grande e quindi dica molto chiaramente se il Conventino è un bene che intende salvare oppure no. Diversamente sarà opportuno che questo stabile venga messo sul mercato e venduto ai privati con precisi vincoli (che sicuramente già devono esserci in quanto si tratta di un monumento storico con i vincoli della Sovraintendenza) in modo che siano i privati a preservare un bene che in ogni caso è della collettività.
Questo però rappresenterebbe una ulteriore sconfitta di Busto che si vedrebbe privata di una parte della sua storia e il denaro incassato sicuramente non sarà sufficiente a coprire la perdita di carattere morale che tutti noi cittadini subiremo in conseguenza di tale vendita.
(Da L’Informazione 26 marzo 2010)

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