venerdì 19 marzo 2010

Quando l’Autorità pubblica è chiara … a metà Divieti e pretesti

Quando vi è la lesione di un diritto, la prima cosa che un cittadino fa è quella di chiedere giustizia ed ottenere che il proprio diritto sia ripristinato. Prima di fare questo, direttamente o con un avvocato, esamina le leggi vigenti per verificare se il suo è un diritto tutelabile, se la lesione è tale da essere risarcita e, ottenuta la risposta positiva a questi quesiti, inizia la causa. Dopo un po’ di tempo (a volte dopo qualche anno …..!) il Giudice pronuncia la sentenza con la quale stabilisce se questo cittadino aveva ragione o meno e nel fare questo applica ovviamente le norme vigenti.
 Questa è, o meglio dovrebbe essere, la normalità. Ma se una delle parti, prevedendo un esito negativo, fa modificare la legge in suo favore; le regole del gioco sarebbero stravolte, dalla ragione si passerebbe al torto e la beffa sarebbe compiuta. Questo è quello che è successo con l’approvazione del decreto “salva-liste”; i nostri governanti sono abilissimi con le parole e hanno denominato questo decreto “interpretativo”, dimenticando che per anni queste norme non hanno mai avuto bisogno di essere interpretate, perché erano chiare. Leggendo questo decreto abbiamo pensato che forse anche il nostro Sindaco potrebbe emanare una circolare interpretativa per fare in modo che le multe che i nostri concittadini (e non solo) hanno “preso” perché hanno violato il divieto di transito nel primo tratto di Via Roma, anche perché non riuscivano a leggere il cartello scritto in lettere piccolissime come le condizioni generali delle banche e delle assicurazioni, che è posizionato a due metri e mezza di altezza e che si dovrebbe leggere mentre si passa in macchina. A parte l’assurdità di quel divieto di accesso perché rappresenta la solita mezza misura presa senza alcuna giustificazione in quanto un conto è vietare l’accesso per tutta Via Roma pedonalizzando questa zona, altra cosa è vietarne l’accesso solo per i primi 100 metri. Non siamo ancora riusciti a capire quale fosse il fine che voleva ottenere quella mente contorta che ha deciso questo divieto, due risultati li ha raggiunti sicuramente, il primo è di aver permesso al Comune di incassare molti soldi da poveri cittadini che sono stati beffeggiati da questo divieto di transito posto in un luogo dove non doveva esserci. Il secondo è quello di aver aumentato l’inquinamento nella nostra città in quanto prima chi deve recarsi in Piazza Santa Maria, prima andava diritto per Via Roma evitando di allungare la strada, sia pur di poco, passando da Piazza Trento e Trieste e Via Mazzini, intasando ulteriormente il traffico che è elevato per il semaforo. Se si vuol fare giustizia ora il metodo c’è e ce lo ha insegnato il nostro Presidente del Consiglio: quando la norma ci dà fastidio la interpretiamo come vogliamo e la disapplichiamo. Il Sindaco ha il potere di stabilire che il divieto di Via Roma è assurdo e che deve essere eliminato con effetto retroattivo, annullando tutte le multe inflitte nel frattempo, oppure può approvare una sanatoria per i multati. Quello che è certo è che quando si pongono dei divieti nuovi, la ragionevolezza impone che il cittadino debba essere avvisato, che vi sia della tolleranza; questo è quello che succede nei Paesi che noi definiamo normali, dove i Vigili non hanno solo il compito di punire, ma anche di prevenire. Conosciamo un signore che da decenni passava col suo vespino in via San Gregorio e il giorno dopo che è stato installato il divieto è stato fermato da un vigile che è spuntato da dietro un camioncino (chissà se poteva essere parcheggiato in tale via) e gli ha dato la multa; sarebbe stato sufficiente fermare questo signore facendogli presente che da 24 ore era stato istituito il divieto. Sicuramente una simile azione sarebbe stata apprezzata e la città e i vigili avrebbero guadagnato in popolarità. E invece è successo l’esatto contrario. Tornando al decreto salva-liste questo, a nostro modesto avviso, è un fatto fortemente diseducativo. A Varese il giorno in cui è stato promulgato il decreto vi era un signore che girava per il centro su una bicicletta con un manifesto dove si leggeva: “ho preso una multa per divieto di sosta della mia bicicletta, posso fare un decreto interpretativo per non pagarla?”. È vero si tratta di ironia spicciola, ma quel che è certo è che come al solito è punito chi fa le cose in regola, che rispetta le leggi, che presenta i documenti per tempo, mentre è premiato chi se ne frega delle leggi, e il risultato ottenuto, è un aumento della disaffezione dei cittadini nei confronti della Giustizia, delle istituzioni e delle regole, in quanto vi è sempre chi le può violare impunemente. Il problema è che questa impunità non spetta a tutti ma solo a pochi eletti e noi non siamo tra quelli! (Da L’informazione 19 marzo 2010)

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