sabato 17 aprile 2010

Busto, Città triste

In via Padova a Milano, dove si sono verificati gli scontri tra extracomunitari che hanno portato alla morte di un immigrato, il Comune di Milano ha istituito il “coprifuoco”, il che sta a significare che dopo la mezzanotte tutti i locali pubblici devono chiudere i battenti in modo che quella via sia totalmente vuota e non vi sia possibilità di incontro, o meglio di scontro tra bande rivali, evitando altri fatti sanguinosi come quello già accaduto. Questa iniziativa è sicuramente opinabile perché le bande di scalmanati e di pazzi, se vogliono scontrarsi per prendersi a botte, lo fanno indipendentemente dal fatto che i bar siano più o meno aperti.
Dopo la mezzanotte quella via dovrebbe essere deserta, nessuno vi dovrebbe circolare e tutti gli abitanti dovrebbero vivere nel silenzio più assoluto, almeno così questo è il risultato che vorrebbe ottenere chi ha approvato il citato coprifuoco. A Busto non è necessario approvare una simile norma in quanto, dopo le ore 19,30, il coprifuoco cala spontaneamente dal centro alla periferia, le vetrine spengono le proprie illuminazioni, i bar chiudono e i cittadini rientrano a casa, da dove non escono più fino al mattino successivo per andare a lavorare. Se nella nostra città si vuole bere un caffè dopo le ore 21, vi è una sola possibilità: recarsi alla stazione delle Ferrovie dello Stato e sperare che il bar sia ancora aperto. Diversamente se ne deve stare a casa, prendere la moka e farsi un buon caffè casalingo. Se però si abita a Gallarate o a Legnano, senza andare a Varese perché ci trasferiremmo troppo lontano (…!), la vita serale è totalmente diversa.
In queste città il centro pedonabile è più ampio rispetto a quello di Busto ed è stato reso vivibile in tutte le sue vie e cortili, i bar sono aperti, la gente passeggia guardando le vetrine illuminate o scambia quattro chiacchiere, l’illuminazione è decente e nessuno ha paura ad andarsene in giro.
Verso le ore 23 la gente rientra a casa e la città si addormenta, come dovrebbe essere di consuetudine in tutte le realtà cittadine. La diversità che vi è tra Busto e le due città confinanti è enorme e sta anche a confermare che il tutto è frutto di una rivoluzione urbanistica ben precisa che si è verificata nel corso degli anni, mentre a Busto tutto è rimasto fermo e nulla è mutato nel corso degli ultimo vent’anni.
Il centro di Legnano e Gallarate sono stati quasi completamente ricostruiti e rivisti, non vi sono vie con case diroccate, i negozi tengono illuminate le proprie vetrine fino a tarda sera, la gente passeggia nella zona pedonale fermandosi a guardare le vetrine, mentre a Busto succede l’esatto contrario.
Se non fosse per quei pochi negozi che fanno parte di catene internazionali e che quindi sono gestiti con una mentalità avanzata, tutti i negozi avrebbero le vetrine spente e il buio impererebbe ovunque.
Questo contribuisce a rattristare ancora di più la nostra città in quanto la luce rappresenta l’essenza della vita.
Abbiamo parlato con qualche commerciante chiedendo come mai le luci del loro negozio vengono spente alle ore 19,30 e la risposta è stata quella che prevedevamo: “l’energia elettrica costa e l’illuminazione non rende nulla”.  Questa affermazione non ci trova d’accordo in quanto non è vero che non renda nulla in quanto se una persona passeggiando vede in una vetrina illuminata un prodotto esposto che lo interessa, il giorno dopo sicuramente si recherà in quel negozio a comperarlo, per cui un ritorno economico vi è.
Per ovviare a questo tipo di mentalità l’Amministrazione del nostro Comune potrebbe intervenire con iniziative concrete. Molti dei nostri lettori si sono sicuramente chiesti come mai negli Stati Uniti i grattacieli sono illuminati con grosso dispendio di denaro. La risposta è semplice: vi è una convenzione tra il Comune e gli amministratori dei grattacieli che, a turno, tengono accese le luci di alcuni piani e il Comune compensa i costo dell’energia elettrica con altri importi che questi immobili devono versare al Comune stesso.
Identico comportamento potrebbe essere tenuto dalla nostra Amministrazione la quale, stabilito un importo anche forfettario per ogni ora di luce accesa di una vetrina, potrebbe compensare il relativo importo con, ad esempio, la TARSU o la Tassa di occupazione del suolo pubblico e, in questo modo, una mano aiuterebbe l’altra e si avrebbe una città più vivibile anche alla sera.
Quando affermiamo tutto questo, ci dimentichiamo che una vita serale Busto ce l’ha ed è quella dei proprietari di cani. Nella tarda serata, prima di andare a letto, decine di persone escono di casa col loro cagnolino e vanno a passeggiare per le vie di Busto, sia in centro che in periferia e queste sono le uniche persone che si vedono in giro dopo una certa ora, che non è certamente le 2 di notte ma sono solo le ore 22/23. Se però queste persone, anziché passeggiare per strade illuminate da una luce fioca, potessero passeggiare in strade ben illuminate, con delle vetrine altrettanto illuminate, forse il compito di accompagnare il loro amico preferito per la passeggiata serale, sarebbe sicuramente più piacevole.
Purtroppo così non è, da anni ripetiamo che la vita serale a Busto non esiste, da anni ribadiamo che per vita serale non intendiamo quella dopo mezzanotte ma quella che fa riferimento alla fascia oraria dalle 20 alle 23.
Non possiamo però non ricordare che a Busto si verificano fatti strani come quello di via XX Settembre dove, durante il fine settimana, i cittadini che abitano in quella zona non possono dormire in quanto vi sono decine di persone che rimangono fuori da un certo esercizio pubblico anche dopo le tre di notte a fare baccano, che parcheggiano le loro auto in modo incivile, impedendo ai proprietari di entrare nelle loro case. Per non parlare delle bottiglie di birra lasciate sui marciapiedi o buttate nei giardini privati e dato che non vi è il famoso “Vespasiano” di buona memoria, lasciamo all’immaginazione dei nostri lettori che cosa si trova in quelle vie la mattina successiva. In questi casi l’Amministrazione comunale non solo non interviene, ma autorizza un comportamento che, per chi ha avuto modo di verificarlo, è del tutto incivile.
Come al solito, come si legge nel famoso libro “La fattoria degli animali”, vi è sempre qualcuno che è più uguale rispetto agli altri.
                                                                                                          (Da L’Informazione 9 aprile 2010)

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