venerdì 13 aprile 2012

Rimborsi elettorali

In questi giorni, dopo le vicende di Belsito per la Lega e di Lusi per la Margherita, tutti chiedono la riforma della legge sul finanziamento ai Partiti, e tutti sono d’accordo di intervenire velocemente.
Quando c’è troppo accordo, da sempre affermiamo che c’è sotto l’inghippo.
Una prima cosa che i Partiti potrebbero fare immediatamente, dato atto che ormai provato che il finanziamento ai Partiti è di gran lunga superiore alle spese sostenute per le campagne elettorali, è quella di rinunciare all’ultima tranche di rimborsi che avverrà a luglio per circa € 100 milioni, somma che potrebbe essere destinata alle famiglie in difficoltà, ma tra il dire e il fare ci passa il mare.
Noi di campagne elettorali ne abbiamo fatte molte, e non abbiamo mai avuto, sottolineiamo il mai, un centesimo di rimborso da nessuno, tutti i soldi spesi li abbiamo tirati fuori dal nostro portafoglio, dal primo all’ultimo centesimo.
Durante queste campagne elettorali abbiamo assistito a simpatiche vicende in quanto, forse non tutti lo sanno, la legge prevede è previsto un tetto massimo di spesa, e il bilancio depositato attesta sempre che tale limite non viene superato.
Penna e calcolatrice alla mano abbiamo dimostrato più di una volta che molti candidati, eletti o non eletti, hanno speso di fatto molto di più del budget massimo.
È semplice fare questi calcoli: quante lettere hai spedito (costo della busta, imbustatura, costo della lettera, costo dell’affrancatura), quanti manifesti hai affisso, quanta pubblicità hai fatto, e così di seguito.
Spedire ad esempio 23.000 lettere prima dell’inizio del periodo elettorale, e quindi senza le agevolazioni postali, si spendono € 18.400,00 (€ 0,60 di francobollo e circa € 0,20 tra busta e lettera).
Già da questo si capisce che un budget di poco più di 40.000 euro per le elezioni regionali viene sorpassato facilmente.
Ma fin qui nulla di male.
Il problema è dato dal fatto che bisognerebbe anche verificare se uno ha la capacità reddituale per sostenere queste spese, in quanto se ha una denuncia dei redditi di € 10.000 all’anno, ben difficilmente può dimostrare di essere in grado di spenderne € 40.000 per una campagna elettorale, fatto salvo che non abbia qualche Babbo Natale che gli regali questa somma.
Babbi Natale che noi purtroppo non ne abbiamo mai avuti.
Ritornando al finanziamento pubblico è necessario che i Partiti riducano le loro spese, e qui ci riferiamo non al livello comunale, che si basa sul volontariato e sull’autofinanziamento, ma ai livelli più alti.
Lo Stato potrebbe mettere a disposizione gratuitamente delle infrastrutture, spazi pubblicitari e così di seguito; il rimborso dovrebbe avvenire solo a presentazione delle relative fatture con il pagamento fatto direttamente dallo Stato.
In questo modo probabilmente certi scandali non si ripeterebbero più.
Ci rendiamo però conto che purtroppo in questo modo Tanzania di soldi non ne arriveranno più.

2 commenti:

  1. Caro Walter su questi temi credo che anche noi del PD - anche dai livelli più bassi, come il mio, - è necessario che salgano verso i vertici del PD critiche precise e perentorie richieste di sobrietà ( partire dall'entità dei rimborsi, che va ridotta sensibilmente ) trasparenza, equità, legalità. Per il resto condivido il tuo allarme e il ragionamento, che leggo come vera e propria denuncia di comportamenti illegali, carrieristi...con ciò che ne consegue.

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  2. Sarebbe semplice, ma figuriamoci se in Italia è attuabile.

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