giovedì 26 aprile 2012

Gli inattivi


In questi giorni abbiamo scoperto che vi sono due categorie di soggetti che non hanno un lavoro: i disoccupati e gli inattivi, distinzione che non conoscevamo.
Leggendo qua e là abbiamo scoperto che la differenza che c’è tra i disoccupati e gli inattivi è semplice: gli inattivi sono tutti coloro che hanno perso il lavoro e anche la voglia di cercarne un altro, a dimostrazione della difficoltà in cui la nostra nazione si trova.
I disoccupati sono tutti quelle che non hanno un lavoro ma continuano a cercarne un altro.
Lo sconforto spesso coglie chi si trova senza lavoro specie dopo aver bussato a decine di porte e essersi sempre sentiti rispondere che di posti di lavoro non ce ne sono.
Avere, tra inattivi e disoccupati, oltre 5 milioni di persone che non hanno un lavoro, rappresenta un dato che deve preoccupare qualsiasi governo.
Sul problema degli inattivi abbiamo personalmente, sotto il profilo professionale, esperienze negative in quanto abbiamo recentemente seguito due cause per conto di imprenditori che avevano licenziato dei dipendenti, in entrambi i casi è stato offerto al lavoratore il vecchio posto di lavoro, in un caso si trattava di un magazziniere nell’altro di una cassiera in un grande supermercato della zona.
Ebbene in entrambi i casi la risposta è stata negativa in quanto il magazziniere ha scoperto di avere la sciatica e la cassiera è stata colpita da un improvviso male al ginocchio. Risultato: i lavoratori hanno chiesto solo soldi.
In casi di questo genere la riforma del diritto del lavoro dovrebbe prevedere che al lavoratore non debba spettare neppure un centesimo in quanto, nei momenti di crisi come questi, rifiutare un posto di lavoro è già un sacrilegio ma rifiutare un posto di magazziniere e di cassiera lo è ancora di più.
Probabilmente siamo contro corrente e qualcuno dei nostri pochi lettori ci rimprovererà pesantemente.

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