giovedì 24 maggio 2012

Stop ai flussi immigratori

Il Ministro degli Interni Cancellieri ha comunicato che non verrà emanato alcun decreto relativo ai flussi che stabilisce quanti immigrati possono entrare regolarmente in Italia nell’anno in corso. La giustificazione data dal ministero è più che logica: a fronte di centinaia di migliaia di disoccupati non si vede per quale motivo si devono far entrare in Italia degli immigrati che non hanno un lavoro: prima il lavoro agli italiani e poi agli immigrati!
Discorso che ci trova perfettamente d’accordo.
Il problema è che, dati della Confindustria alla mano, la richiesta di mano d’opera non specializzata è sempre molto alta e quella disponibile non è in grado di soddisfarla.
Cosa significa questo?
La risposta è semplice: i nostri concittadini italiani sono disponibili a fare i lavori di concetto ma non certamente a, ci si passi la frase, pulire il sedere agli anziani, a spalare il carbone nelle fonderie, a pulire i servizi igienici nelle stazioni, scaricare i bagagli negli aeroporti, ecc. ecc.

6 commenti:

  1. che male c'e' a desiderare per se' o per i propri figli una crescita del livello sociale, che di solito si accompagna con una crescita del livello culturale e qualche volta anche di quello spirtuale (ti voglio proprio vedere comprare, libri, visitare musei, fare una analisi filosofica o religiosa del perche' della vita, se il tuo reddito ti e' appena appena sufficiente per pgarti cibo di pessima qualita'). Daltronde quanti maestri che ci insegnano come fare, ma sia loro, sia i propri figli, il culo agli anziami (si chiama cosi' quello degli anziani, sedere e' per i bambini) non l'hanno mai pulito, ne' pensano di farlo in futuro. Vorrei inoltre ricordare che nei paesi cosiddetti evoluti (USA, Germania, Francia, Nord Europa, Svizzera ecc.) nessuno demonizza i cittadini che vogliono migliorare il loro status sociale. Solo da noi si vorrebbe che i servi della gleba rimangano tali anche nelle loro generazioni future. Inoltre l'avanzamento dello stato sociale, riequilibria il senso di giustizia nel mondo. Chi ha salito un gradino sociale, normalmente fa meno figli lasciando posti di lavoro per i poveri che vengono dal terzo mondo e che nelle prossime generazioni si comporteranno come noi. Non a caso negli USA la popolazione bianca sta divenendo minoranza nel paese. Bene allora chiediamoci perche' nei paesi sopra citati tutto cio' sia possibile e da noi invece si auspica un ritorno indietro delle giovani generazioni. Chiediamoci perche', le generazioni degli anni 40 e 50 non hanno insegnato ai loro figli valori come l'onesta', l'etica, lo studio approfondito tecnico/umanistico (molto diverso da quello insulso che si insegna oggi nelle scuole italiane, peggio ancora quelle private), la tolleranza, il merito, il diritto alla gioia e alla felicita' propria e il dovere di facilitare quella degli altri.

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  2. Cavolo, finalmente qualcuno si è accorto!
    Quando il compianto Tommaso Padoa Schioppa definiva i giovani dei "bamboccioni" si riferiva proprio a questo ma l'opinione pubblica l'ha praticamente crocifisso. Anche il Cavaliere con il suo modo molto meno elegante ma più esplicito e diretto aveva più volte segnalato questi dati (allora non di Confindustria ma della CGIA di Mestre) ed anche lui era stato accusato di voler sminuire i giovani laureati mandandoli a fare lavori manuali (come se fossero meno dignitosi).
    Per correttezza va detto anche che quando la Lega proponeva di limitare i flussi veniva additata come "razzista". Sopra a tutto ricordo però l'annuncio di un'azienda veneta che 5/6 anni fa circa offriva lavoro per un certo numero di ragionieri (quindi non manovali) e li cercava al sud italia non trovandoli al nord; questa azienda offriva 1.300 euro al mese più un viaggio A/R al mese più l'alloggio. Questa azienda finì per attendere oltre il tempo necessario ed assunse prevalentemente giovani del nord in quanto al sud, intervistati, la maggior parte disse di voler trovare lavoro nel proprio territorio perchè era un diritto.
    Al solito avevano ragione i nostri vecchi, le cui parole riporto tradotte dal dialetto: "per voi altri ci vorrebbe una guerra". Ovviamente nessun nonno desidera la guerra per i propri figli o nipoti ma con quelle parole i nostri vecchi ci pungolavano per dirci che di fronte a difficoltà ben più gravi e ad esperienze difficili anche noi avremmo cambiato il nostro modo di essere e di pensare ed avremmo accettato anche cose oggi impensabili.
    A.B.

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    1. Caro anonimo, vorrei ricordarle che l'italietta ha il minor numero di laureati per migliaia di abitanti, d'Europa. Che il declino di questo paese e' stato proprio quello di affossarsi sulla produzione di merci a basso valore aggiunto ed a scarso intervento intellettuale; distruggendo cosi' un patrimonio industriale tra i piu' importanti d'Europa. Avevamo una delle piu' grosse industrie chimiche del mondo (Montedison), l'unica azienda informatica d'Europa, tra l'altro inventrice del P.C (Olivetti), la prima industria automobilistica d'Europa (Fiat), il comparto metallurgico a livello mondiale. Senza contare l'eccelsa qualita' che avevano le nostre facolta' di Fisica, Ingegneria. Ora le nostre universita' sono tra le peggio dei paesi OCSE. Ancora crediamo che la competitivita' sia far fare i muratori agli universitari, che gia' sono pochi per un paese di caratura industriale. Sono sicuro che lei caro anonimo e' un immigrato in Lombardia, o che suo figlio, se ne ha, sia emigrato per lavoro, altrimenti si potrebbe pensare che attua la teoria del "fate cio' che dico ma non fate cio' che faccio".

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    2. Caro Sig. Mario, ha sbagliato argomento, qui si parla del fatto che i nostri giovani preferiscono fare i disoccupati piuttosto che fare lavori manuali e questo perchè probabilmente c'è qualcuno che tiene loro caldo il sedere e che la sera gli fa trovare il piatto pieno, non stiamo parlando del fatto che sia giusto o meno che i laureati non trovino un posto per ciò che hanno studiato.
      Se vuole le spiego come e perchè il nostro sistema sforni centinaia di laureati in economia, legge, lettere e scienze politiche senza che il mercato ne abbia la necessità, o come e perchè lo stesso sistema non soddisfi la domanda di laureati in ingegneria e chimica. Se vuole parliamo delle centinaia di inutili facoltà che popolano il nostro paese o delle decine di micro-università che ormai si trovano ovunque (anche a Busto Arsizio).
      In merito alla Sua supposizione Le faccio presente che sono Lombardo al 100%, che sono laureato a pieni voti all'università Bocconi, che da ragazzo ho fatto il commesso, il cameriere, l'operaio ed anche l'imbianchino per mantenermi gli studi, che una volta laureato ho lavorato per 10 anni all'estero (USA, Germania e UK oltre a varie esperienze in altri paesi) e nei primi anni il mio lavoro non era nemmeno lontanamente avvicinabile a quello per cui avevo studiato all'università. Oggi ahimè, per una serie di vicissitudini e coincidenze, sono finito a fare l'imprenditore tessile con aziende e dipendenti in tre paesi diversi oltre al nostro. Caro Sig. Mario la crescita non si fa con i laureati e basta ma si fa con la cultura del lavoro e del sacrificio, i settori ad alto valore aggiunto non sono solo quelli legati all'elettronica (le ricordo che tutte le crisi degli ultimi anni nascono dalla virtualità dei mercati, dei settori, delle aziende e dei business) ma anche settori più maturi, come appunto il tessile, hanno livelli di tecnologia ed eccellenza che nemmeno ci si immagina ed ovviamente ciò porta anche a valori aggiunti e margini maggiori. Come Lei ben sa in questo paese il nostro socio di maggioranza si chiama Stato e ci prende più del 40% con le imposte dirette più un altro 20% con le imposte indirette, la burocrazia, le accise ed i balzelli in genere. Un dipendente costa all'impresa più del doppio di quanto lo stesso dipendente mette in tasca (una paga netta di 1000 euro costa all'azienda 2200 euro circa) e l'azienda prima di assumere ci pensa dieci volte e quando assume valuta molto bene e spesso pesca dall'estero il laureato migliore perchè le nostre scuole ed università non preparano i giovani al mondo del lavoro. Sig. Mario non se la prenda ma i nostri ragazzi devono incominciare a "farsi il culo" prima di fare le starlette del mondo del lavoro; che protestino pure, è un loro diritto farlo ma devono sapere che oltre ai diritti ci sono anche i doveri ed il loro primo dovere è studiare e prepararsi per il mondo del lavoro, magari cominciando ad andare all'estero con i programmi scolastici delle università (per es. Erasmus) ma non per divertirsi come spesso avviene ma per studiare e fare esperienze utili per il futuro lavorativo. Quando i giovani avranno capito questo e quando il nostro stato diminuirà il proprio modo di essere ladro allora il nostro paese incomincerà a crescere. Mi creda, il tessuto economico ed industriale di questa nazione è unico; siamo negli 8 paesi più ricchi del mondo nonostante le zavorre che abbiamo da decenni. Provi a pensare cosa potremmo fare se questo paese fosse efficiente e se le aziende, sopratutto le PMI (e non quelle del Suo elenco) fossero veramente aiutate e fossero considerate per quello che sono, gli strumenti del successo economico-finanziario e dello sviluppo dell'Italia.
      A.B.

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  3. Chi è disoccupato deve adattarsi a fare qualsiasi lavoro,pur di prendere una paga.

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  4. aggiungo:addetti lavagisti di auto, taglio erba ai bordi delle strade,manutenzione giardini,autisti trasporto merci,asfaltatura strade e autostrade,manovalanza nel settore edile, il tutto il tutto per alcuni milioni di immigrati che versano alcuni Mld. di contributi previdenziali che garantiscono la errogazione delle ns.pensioni.

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