domenica 23 giugno 2013

Non è una sentenza politica!

La sentenza, con la quale la Corte Costituzionale ha respinto il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sul mancato riconoscimento del legittimo impedimento dell’ex premier Silvio Berlusconi a comparire nell’udienza del processo Mediaset – del primo marzo 2010 – in quanto impegnato a presiedere un Consiglio dei ministri non programmato, è stata definita dai suoi adepti “una sentenza politica”.
Chi fa simili affermazioni dimostra di essere del tutto ignorante in diritto.
La Corte Costituzionale non da giudizi ma verifica se i giudici hanno rispettato nei loro provvedimenti rispetto della nostra Costituzione sulla base degli atti che vengono consegnati.
I difensori di Berlusconi avevano eccepito, nel processo Mediaset, un legittimo impedimento del Premier, ma il Giudice non lo aveva ritenuto tale anche perché, in modo ovviamente del tutto casuale, il Cavaliere ad ogni udienza aveva un legittimo impedimento istituzionale: quando uno è Presidente del Consiglio e fissa direttamente le riunioni alle quali deve partecipare, diventa anche facile fissare questi impegni in concomitanza con le udienze e a questo punto i processi non finirebbero mai.
Ma quello che ci lascia più perplessi sono le affermazioni fatte dai difensori del Cavaliere a seconda del processo che hanno di fronte: nel processo Ruby affermano che si vuole fare il processo velocemente quando in Italia invece i processi durano una vita; nel processo Mediaset perché puntano la prescrizione del reato, facendo durare il processo all’infinito.
Il problema è dato dal fatto che nel processo Ruby Berlusconi non era più Premier per cui non aveva più legittimi impedimenti da opporre!

1 commento:

  1. Mi pare che tu sostenga una tesi lapalissiana anche per chi come me è digiuno dicose legali,ma così rischi di essere iscritto al club di chi è ossessionto da Berlusconi. Chissà cosa ne pensano quelli del PD che bocciando Marini e Prodi hanno costretto lo stesso PD a fare quello che aveva giurato di non fare. Gianni Mazza

    RispondiElimina