venerdì 3 dicembre 2010

Quando i politici deludono o falliscono devono andarsene: a Busto così non è!

La destra ha da tempo iniziato la campagna elettorale a Busto.
Prima l’asfaltatura delle strade, poi i proclami per la nuova caserma dei Carabinieri, infine l’apertura degli ottovolanti-passerelle dei 5 Ponti.
Visto tanto attivismo verrebbe da pensare che una giunta che lavora così alacremente, merita di essere riconfermata e con essa il suo sindaco.
Nulla di più sbagliato!
Come tutti sanno, le passerelle sono ultimate da cinque anni e poi sono rimaste bloccate, la caserma dei Carabinieri è stata costruita quattro anni fa ed ancora oggi aspetta di essere utilizzata, le strade erano ridotte ad un colabrodo tant’è che le compagnie di assicurazione hanno grosse difficoltà ad assicurare il nostro Comune per i danni causati dalle buche in quanto i sinistri denunciati sono centinaia al mese.
Si deve arrivare alla conclusione che questa giunta o si è riservata di far partire tutto questo tenendoselo in caldo per cinque anni in attesa delle elezioni e quindi deve essere mandata a casa perché fatti di questo genere non devono accadere, oppure è composta da incapaci che per cinque anni non sono riusciti a far partire iniziative che erano già pronte per il loro utilizzo.
Tra le varie iniziative sul tappeto vi è anche la Fondazione Blini che tante polemiche ha suscitato: è stata creata ormai da quasi quattro anni, ha il suo consiglio di amministrazione che probabilmente non si è riunito neppure una volta, ci sono i soldi stanziati dalla Provincia che giacciono in attesa di essere utilizzati, ma tutto è fermo.
Intanto i giovani continuano ad aspettare di avere una struttura che sia messa a loro disposizione, che da anni viene chiesta, che da anni viene promessa e che da altrettanti anni non viene realizzata.
Che dire di fronte a tanta inefficienza? La risposta è pacifica: quando una giunta fallisce deve essere cambiata.
Ma qui il discorso non è automatico perché la parola passa agli elettori e le elezioni sono vicine. Il ragionamento che dovrebbe fare chi deve votare è quello di valutare quanto era stato promesso nella campagna elettorale del 2006 e quanto è stato effettivamente realizzato.
Se le promesse sono state mantenute la conferma è d’obbligo, ma se sono state disattese vi deve essere il tourn-over e altri devono prendere il posto di chi ha fallito: questa è la logica della politica.
Ma a Busto così non è. Qualsiasi cosa non faccia l’attuale giunta viene interpretata dai Bustocchi come se fosse una cosa positiva. Quando si fanno osservazioni sulle manchevolezze e sulle non realizzazioni, la risposta che ci si sente dire è: “tanto sono tutti uguali!” e si continua a votare come prima.
Sembra che il famoso pendolo della politica che porta all’alternanza sia stato fermato da un chiodo piantato da una mano invisibile e speriamo che la stessa mano invisibile, presa da pietà per Busto, lo tolga in quanto qualsiasi giunta venga eletta sicuramente peggio di quanto è stato fatto negli ultimi anni, non potrebbe fare.
Questo discorso non lo facciamo perché abbiamo delle idee diverse dalla parte politica che governa Busto, ma è quello che ci sentiamo dire dagli amici sindaci (e sono tutti del centro-destra) che governano le città limitrofe, che quando parlano di Busto sorridono e fanno battute molto significative.
Una delle ultime proposte che viene rilanciata da ormai dieci anni a periodicamente, è l’ospedale unico: gli ospedali di Busto e di Gallarate verrebbero sostituiti da un’unica struttura ubicata tra le due città.
Messa così la questione potrebbe sembrare una buona idea. Ma come sempre ci sono i “ma!”.
Primo “ma”: l’ubicazione. Si demolisce Malpensa Fiere e al suo posto si costruisce il nuovo ospedale.Questo vorrebbe dire, dopo poco più di dieci anni, buttare al vento qualche milione di euro utilizzati per realizzare una bizza di qualcuno che è stata poi mal gestita, per realizzare le bizze di qualcun altro. Tanto è sempre Pantalone che paga, e Pantalone siamo noi cittadini.
Secondo “ma”: come finanziare una simile opera. Gli esperti sostengono che la spesa globale potrebbe superare duecento milioni di euro, che ci sembra una cifra enorme ma se così dicono gli esperti, probabilmente sarà vero.
Terzo “ma”: i tempi di realizzazione. Saranno di parecchi anni, forse anche una decina d’anni.
Quarto “ma”: in questi dieci anni di attesa per l’inaugurazione del nuovo ospedale, i due attuali ospedali che fine faranno? Si continuerà a spendere dei denari per tenere al massimo la loro efficienza ? Si spenderanno milioni di euro per la manutenzione? La risposta deve essere unica: quando c’è di mezzo la salute non si possono non spendere i soldi necessari per mantenere al massimo l’efficienza di un ospedale.
Quinto “ma”: che cosa sarà realizzato sulle aree dove ora ci sono i due ospedali, che sono enormi e sono ubicate in zone strategiche di Busto e di Gallarate? Vi è forse l’intenzione di fare dei bei quartieri con dei grattacieli?
Sesto “ma”: proprio sull’area dove vi è ora Malpensa Fiere si deve realizzare il nuovo ospedale? A fianco di una autostrada l’aria non è certamente tra le più salubri, forse sarebbe opportuno individuare un’altra sistemazione.
Facciamo una proposta: premesso che non siamo d’accordo su quest’opera, ma non siamo noi che possiamo decidere in quanto contiamo come il due di picche a briscola, come d’altra parte contano tutti i cittadini (e mi scusino i cittadini se li assimiliamo a noi), se proprio si vuol realizzare un’opera di questo genere vi deve essere l’impegno a vincolare a verde le aree dei due ospedali in quanto per la loro ubicazione e per la loro dimensione, vi potrebbero essere realizzati due parchi da mettere a disposizione dei cittadini di Busto e di Gallarate.
Si tratterebbe parco piccolo ma significativo, che supplirebbe egregiamente alla totale mancanza di verde che vi è nelle due città.
Sappiamo che stiamo parlando di un’utopia perché una simile proposta non sarà mai seguita, ma siamo anche certi che i due ospedali rimarranno dove sono almeno fino a quando noi vivremo e siamo sicuri di vivere molto a lungo.
(Da L’informazione 26/11/2010)

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