venerdì 5 febbraio 2010

Immobili fatiscenti a Busto

Gli immobili fatiscenti di Busto: molti!
Occhio ai crolli!

Il crollo che a Favara nei giorni scorsi ha ucciso due sorelline deve far meditare tutti, e in particolare gli amministratori delle città dove si trovano immobili fatiscenti, che stanno su perché non tira vento. Si tratta di una situazione di una pericolosità estrema che deve essere monitorata in ogni realtà e Busto non è aliena da questa problematica. In città vi sono alcune zone dove gli immobili sono più che fatiscenti dove tutti posso entrare, rischiando di lasciarci la pelle in caso di crollo. Basta fare un giro tra le vie Matteotti, San Michele e Zappellini, per rendersi conto che la situazione di Favara è anche a casa nostra.

Si tratta di migliaia di metri quadri di immobili che devono essere messi in sicurezza impedendone l’accesso, oppure abbattuti. Viene da chiedersi per quale motivo una persona proprietaria di un immobile decida di lasciarlo andare in malora, anche se ha un valore. Il problema è il costo degli interventi, è ovvio che se si deve intervenire per sistemare una vecchia casa rifacendo il tetto e gli impianti, per poi poterla affittare ad un basso canone di locazione, ci pensa venti volte prima di eseguire i lavori, per cui la casa viene abbandonata, con il rischio di crollo. he cosa può fare l’Amministrazione Pubblica: purtroppo ben poco! Sicuramente può intervenire ordinando la loro messa in sicurezza, vietandone l’accesso. La domanda che si pone il cittadino è semplice: per quale motivo devo spendere i miei soldi per mettere in sicurezza un immobile mentre l’Amministrazione Pubblica lascia crollare i suoi immobili senza fare nulla?  Un esempio è quello che noi ricordiamo da tempo, il Conventino di via Matteotti angolo via Tosi, di proprietà comunale e che è lasciato al suo destino, sperando forse in un suo crollo per poi, dopo aver fatto finta di strapparsi i capelli e aver gridato allo scandalo, edificare un bel palazzo.  Questo lo diciamo perché siamo dei maligni, ma chi ci governa sicuramente ha in mente ben altro che lasciar crollare questo capolavoro dell’urbanistica lombarda che rappresenta un pezzo della storia di Busto. Gli esempi potrebbero essere anche molti altri; a parte il centro di Busto che è agli occhi di tutti, basterebbe visitare i cortili di Sacconago o di Borsano, per rendersi conto che la situazione non è delle migliori.  Finalmente sembra che un immobile di proprietà comunale, Villa Calcaterra della quale abbiamo scritto più volte, abbia trovato una possibilità di utilizzo. Il problema della casa è un problema enorme in quanto coinvolge l’essenza di una vita umana, e vivere in una casa fatiscente è come non avere una casa.
Quello degli immobili fatiscenti è un problema abnorme che nel 2010 non possono avere patria in una città evoluta come la nostra.  È necessario che l’amministrazione dia corso a un censimento della situazione degli immobili, individuando quelli abbandonati, intervenendo direttamente nei confronti dei proprietari, ordinando loro un minimo di intervento e di messa in sicurezza, onde evitare pericolo per le persone. Il pericolo non incombe solo per chi abita questi immobili fatiscenti, ma anche per chi cammina nelle vicinanze, che rischia di prendersi qualche tegola sulla testa, ma non possiamo dimenticarci dei bambini che, giocando a nascondino, possono entrare in questi immobili rischiando la propria vita? L’amministrazione, però, non può solo chiedere, ma deve anche dare qualcosa; potrebbe essere previsto un piccolo fondo a favore di chi esegue degli interventi significativi sugli immobili vetusti mettendo a disposizione delle somme di denaro, anche modeste, per opere di salvaguardia come la cesata di cantiere il costo sarebbe limitato, ma con un’alta efficacia. È necessario che vi sia uno stretto collegamento tra l’amministrazione pubblica e i proprietari degli immobili per verificare quali sono gli immobili che devono essere messi in sicurezza. Solo in questo modo si potranno evitare situazioni tragiche come quelle che sono accadute e dalle quali Busto continua a dirsi estranea. Se Busto vuole veramente essere grande, vuole essere capitale, come afferma il nostro Sindaco, in primo luogo deve essere una città senza zone disastrate. Cosa può dire una persona che arriva a Busto ed esce dalla cosiddetta “porta Malpensa” che è la stazione Nord, trovandosi di fronte immobili crollati, altri fatiscenti e una situazione viabilistica assurda? Non può certamente affermare di essere arrivato in una capitale né tanto meno in una città che possa definirsi grande. 
(da l’Informazione 5 febbraio 2010)

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