venerdì 8 agosto 2014

Renzi, il PIL, le riforme e il fuoco amico

La domanda che molti si pongono, visti i dati economici pubblicati dall’Istat in questi giorni sul PIL, con riferimento all’attività del Governo guidato da Renzi è sicuramente la seguente: «Ma Renzi riesce a combinare qualche cosa oppure no?” Dopo lo splendido, e per molti inaspettato, risultato elettorale ottenuto alle Europee con il 40,8% di voti a favore del PD, un risultato politico che molti hanno definito epocale in quanto dopo vent’anni è stata bloccata la destra che sembrava invincibile e ha dato forza alla speranza che un vero riformismo nascesse e prosperasse anche in Italia, è arrivato il meno 0,2% del PIL che segue il risultato negativo del meno 0,1% del trimestre precedente e rischia di far ritornare il pericolo, mai sopito della recessione, in quanto gli esperti hanno previsto che su base annua si avrà una discesa del Prodotto interno del -0,3%. Renzi e il suo ministro dell'Economia, Padoan, devono agire per evitare di andare incontro a quella che altri hanno definito “un sentimento comune (pericolosissimo) di attesa negativa”.in quanto tutti abbiamo l'interesse esattamente contrario perché siamo consci di quanto sia importante per non dire vitale, che il Paese riparta sotto tutti i profili, tutti lo vogliono e noi sappiamo che ci sono le competenze necessarie per arrivare ad un vero cambiamento. Servono investimenti (interni ed europei, pubblici e privati) tutti quelli che sono possibili, non possiamo riporre il nostro futuro nella speranza che tutto venga risolto da Expo; deve essere elaborato un progetto di sviluppo che deve essere condiviso da tutti. Renzi deve dimostrare di avere questo progetto e di essere capace di realizzarlo. Ha chiesto “Mille giorni”, ma per fare che cosa? Tutti coloro che osservano l’Italia fuori dai suoi confini devono essere in grado di comprendere se l'Italia è veramente in grado di gestire situazioni difficili come quelle che ci sono sul tappeto; queste situazioni si affrontano e si risolvono solo se si è in grado di elaborare un disegno organico di azioni che riguardano l'economia e non solo, azioni che devono essere comunicate ed attuate in tempi certi. Non siamo d’accordo con coloro che sostengono che con le risorse destinate al bonus di 80 euro si poteva dare una scossa seria agli investimenti, scegliendo la strada prioritaria di abbassare in modo significativo l'Irap È vero che gli investimenti "producono" lavoro e consumi, ma è altrettanto vero che le famiglie sono allo stremo e i tanto bistratti 80 Euro sono serviti, checche ne dicano i detrattori di questa manovra, ad alleviare i problemi di molte famiglie. La linea dei provvedimenti del fare approvati dal governo Letta (bonus per l'edilizia e altro) deve essere proseguita, anzi rafforzata. Non si deve pensare che siano piccole cose, il PIL si è sempre nutrito anche di piccoli bonus che poi si sono ripagati da soli. Si deve agire come più volte è stato promesso dai vari governi che si sono succeduti negli ultimi anni, sul mercato e sulle leggi che regolano il mercato del lavoro, sulla riforma fiscale, sull’impianto dello Stato, si deve procedere ad una seria riforma della Giustizia, che deve essere a favore di tutti e non solo di pochi, come si è fatto in passato, intervenendo con riforme strutturali per risolvere le due emergenze assolute che sono il processo civile e quello amministrativo. Sulla spending review si deve operare non con la logica del forbicione di vecchia memoria, ma per ottenere un concreto recupero di efficienza che riduca in modo stabile i costi dello Stato. Queste sono alcune delle priorità, e in queste, a nostro parere, non rientrano le riforme istituzionali, che sono sicuramente importanti, ma vengono dopo l’economia e il benessere dei cittadini e vanno portate avanti in Parlamento, in modo di uscire dall’equivoco del bicameralismo perfetto stabilendo anche ed una volta per tutte il ruolo e peso delle Regioni.. La vera urgenza è l'economia. I mercati si rivolterebbero se dovessero convincersi che chi ci governa la pensa in modo diverso. Il tema del debito pubblico e delle privatizzazioni deve essere affrontato con pragmatismo, senza lasciare nulla di intentato, ricordandosi, però, sempre che la via maestra è quella di recuperare la strada della crescita che è la sola che ci permetterà di diminuire il debito pubblico. Deve però essere chiaro che la colpa di tutti i problemi non è tutta nostra. I problemi internazionali (Russia - Ucraina, Israele - Palestina, Siria, Iraq, Libia, Argentina, tanto per citarne alcuni) non aiutano di certo la nostra economia ne contribuisco positivamente alla nostra crescita ne a quella mondiale e danneggiano gravemente le nostre esportazioni. Anche per questi motivi l'Europa sarà chiamata a promuovere con forza un vero New Deal, dovrà dotarsi di un esercito e di una politica estera comune, insomma dovrà trasformarsi da entità puramente monetaria in realtà politica. Per tutti e, quindi, anche per l’Europa in costruzione, sarà vitale che il governo Renzi raddoppi gli sforzi e alimenti un circolo virtuoso che veda coinvolti gli investimenti, le aspettative e la fiducia, che si deve trasmettere alle imprese e alle famiglie, facendo in modo che ritorni la voglia di spendere ed investire. Si deve fare in modo che i cittadini, gli investitori, le imprese percepiscano che vi è un concreto disegno politico ed economico con la reale volontà di attuarlo, uscendo dalla vecchia logica del colpevole (l'Europa, la banca Centrale , la burocrazia e così di seguito), che sicuramente contribuisce ad aumentare i voti nell'urna, ma non risolleva di certo l'economia. Lo sconforto che i dati sulla crescita del PIL ha portato dopo la loro pubblicazione, deve aumentare la capacità di Renzi e del suo ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, di reagire, anzi di agire, con fatti concreti perché solo in questo modo le Cassandre, i pseudo amici di partito, che sorridono ma poi pugnalano alle spalle, e coloro che gioiscono del fatto che tutto vada a rotoli, si rendano conto che il cambiamento è veramente in atto per permettere al Paese di ripartire perché questo è quello che vogliono per primi tutti gli italiani. Ma per fare questo è necessario che il Partito democratico sia unito e disciplinato, per cui una volta presa una decisione tutti, dico tutti, devono essere compatti e devono comportarsi come se fossero in un esercito, dove non sono ammessi dissensi o ripensamenti, o si è tutti uniti oppure si va altrove; solo con un partito unito Renzi può riformare il Paese, diversamente saranno sforzi gettati al vento. Oggi Renzi deve solo proteggersi dal cosidetto "fuoco amico" e cioè dalle imboscate dei suoi colleghi di partito e dei fautori del "tanto perggio, tanto meglio", sapendo però che la gran parte degli Italiani è con lui e che non deve disilluderli, deve realizzare le riforme e dimostrare di dare concretezza alle promesse. solo in qusto modi Renzi sarà in grado di vincere non tanto la singola battaglia, come la riforma del Senato, ma la guerra che è rappresentata dalla riforma del sistema Paese. Ne ha i numeri e la capacità per riuscirvi.

1 commento:

  1. Ciao Walter
    Stamattina sul giornale c'è scritto che il 67 per cento del Made in Italy è prodotto all'estero. E' un dato impressionante. Esso dimostra che è il rapporto Stato-Impresa che si è rotto e va ricostruito. Secondo me è da qui che bisogna ripartire . Claudio

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