25 novembre 2010: giornata contro la violenza sulle donne.
Quando nel 1999 l’Onu ha istituito questa ricorrenza, vi è stato chi ha storto il naso ritenendo che il problema fosse minimale.
Niente di più errato, anzi questa giornata è stata istituita tardivamente perché doveva essere istituita quando è stata creata Eva.
Purtroppo la violenza sulle donne rappresenta una macabra realtà esistente in tutte le collettività a livello traversale; chi violenta le donne può essere l’analfabeta o il Bocconiano, l’immigrato o il padano duro e puro, l’inglese raffinato o il montanaro, l’operaio o un premio Nobel.
Il problema è esploso in questi ultimi anni in quanto le donne hanno iniziato ad avere il coraggio di denunciare le violenze psicologiche, fisiche e sessuali che subiscono quotidianamente e che sono perpetrate essenzialmente dai loro familiari più stretti.
Da una recente indagine è emerso che la percentuale maggiore di stupri viene posta in essere da italiani, facendo crollare il mito che “questi reati li commettono solo gli immigrati”, il fatto è che una violenza perpetrata da un italiano non fa notizia, mentre se realizzata da uno straniero è da prima pagina.
La mobilitazione deve essere totale, l’impegno a far sì che certi fatti non si verifichino più deve essere completo; devono essere moltiplicati i centri di ascolto dove già esistono e devono essere creati dove non esistono; i servizi sociali devono essere aperti a tutte le segnalazioni che vengono fatte.
Deve finire una volta per tutte l’atteggiamento, di una sia pur piccola parte, delle forze dell’ordine, che a fronte di segnalazioni di donne che subiscono violenze, non intervengono in via preventiva, ma solo quando vi è l’evento di estrema gravità.
Quando vi è una segnalazione, anche se può essere considerata di una presunta violenza, la stessa deve essere verificata perché quando il violentatore sa di essere “curato” se ne sta buono per un po’ di tempo.
Purtroppo il violentatore approfitta della debolezza della donna, la rende piano piano sua succube e molte donne che subiscono violenze giustificano il partner affermando “forse sono stata io a portarlo a farmi questo”.
Questo non deve succedere perché, come dicevano i nostri avi, le donne “non vanno picchiate neppure con un fiore”.
giovedì 25 novembre 2010
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Penso che sia sotto gli occhi di tutti che le donne da qualche hanno stanno prendendo il sopravvento sugli uomini. Ormai ufficio che vai donna che trovi!!! ....e che donna!!! Vien da chiedersi se anche loro non abbiano gli zebedei. A questo punto penserei, per tempo, di istituire anche la giornata per gli uomini maltrattati.
RispondiEliminaciao
Gp
Ieri sera 25 novembre a Cardano al Campo in biblioteca abbiamo ascoltato l'esperienza di Beppe Pavan dell'Associazione Maschile Plurale sezione di Pinerolo - To - (www.uominincammino.it). E' un'associazione di uomini che ha fatto e fa autocoscienza sulla violenza maschile e che cerca, così, di dare il proprio contributo a debellare il fenomeno della violenza sulle donne. Perchè la violenza sulle donne ha, innanzitutto, radici comportamentali culturali e può essere eliminata solo se gli uomini (tutti gli uomini amche quelli che non la esercitano) si rendono conto che è un problema che non riguarda solo le donne, ma tutta la società nel suo insieme e che insieme uomini e donne dobbiamo trovare le modalità per fare cessare il femminicidio.
RispondiEliminaLaura Prati
P.S. Sarebbe bello che anche nella nostra provincia nascesse una sede di questa associazione.
Esistono certamente casi di uomini vessati da donne, ma che rapporto c'è fra questi casi ed episodi di segno contrario?
RispondiEliminaA fronte di migliaia di stupri subiti da donne ogni anno in Italia quanti sono gli episodi di segno contrario?