In questi ultimi giorni è ritornato all’onore delle cronache il problema dei trasporti, o meglio l’efficienza del trasporto passeggeri su ferro.
Dopo aver studiato e ristudiato il problema, si è scoperto che nel 1975 il tempo necessario per andare da Busto a Milano in treno era minore rispetto a quello che si impiega nel 2010!
Di questo ne siamo testimoni oculari in quanto all’epoca frequentavamo gli ultimi giorni di università e quotidianamente ci recavamo alla vecchia stazione delle Nord e prendevamo il mitico treno delle “7.37” diretto a Milano - Cadorna e questo treno (vecchi vagoni con i sedili in legno, con passeggeri che fumavano come turchi, con un freddo glaciale in inverno e caldo infernale in estate), aveva una dote essenziale: era
puntuale.
Il treno arrivava a Cadorna senza un minuto di ritardo e questo tutti i giorni e lo stesso accadeva alla sera: la puntualità era d’obbligo!
Poi grazie alla rivoluzione tecnica e al progresso, sono entrati in funzione nuovi locomotori e il risultato è quello che oggi è agli occhi di tutti.
Treni sporchi, carrozze impraticabili, temperatura assurda in ogni periodo dell’anno, servizi igienici non da terzo ma da ottavo mondo, e tutti con un difetto ancora più grande: la totale inaffidabilità per quanto riguarda i tempi di percorrenza. Oggi quando si decide di andare da Busto a Milano non si sa a che ora il treno arriverà alla stazione di partenza e, ovviamente, per il famoso principio di equità e di uguaglianza, non è dato di sapere neppure quando il treno giungerà alla stazione desiderata.
Non solo: ogni tanto i treni si stancano per cui si devono fermare a riposare tra una stazione e l’altra per qualche decina di minuti, nessuno sa il perché e senza che venga dato alcun avviso; in questo modo però i passeggeri hanno il tempo di socializzare, di parlare tra di loro e di conoscersi meglio.
Queste sono situazioni che i pendolari non hanno ancora iniziato ad apprezzare, ma che con il tempo sicuramente capiranno ed apprezzeranno.
Vogliamo essere ironici perché l’unico modo per non mettersi a piangere è metterla sul ridere, anche se così non dovrebbe essere.
In questi giorni la Liuc, per andare incontro ai propri studenti, ha istituito una navetta che collega Varese e Legnano con l’Università di Castellanza; in questo modo se uno studente abita a Varese può evitare di usare il treno delle Nord, che è l’unico che arriva vicino all’università, impiegando ben ottanta minuti (sempre che i treni siano puntuali, ma questa come è noto, è un’utopia), mentre con la navetta in trentacinque minuti il tragitto è fatto. Questo significa che quando si usa la buona volontà e l’intelligenza, i risultati si ottengono.
Nel presentare la navetta il direttore generale della Liuc, l’amico Pierluigi Riva, ha anche posto in essere una precisa critica nei confronti del trasporto passeggeri offerto nella nostra zona. Riva è stato durissimo ed ha affermato che “E’ assurdo che esista una sola linea della Stie che colleghi Busto, Gallarate, Castellanza e Legnano” e ha chiesto che il trasporto dei viaggiatori “su gomma e su rotaia venga ritarato sulla base delle esigenze dell’utenza”.
Si tratta di affermazioni che non fanno nient’altro che riaffermare principi che personalmente andiamo sostenendo da tempo.
Ciò che esiste in questa zona non sono alcune città confinanti, ma vi è la città unica dell’Alto Milanese o meglio, come era stata definita negli anni ’60, “la grande città dell’Olonia”.
Da Legnano a Gallarate la situazione urbanistica è continua e ormai dall’alto non si distingue più una città dall’altra in quanto non vi sono più confini.
Riva si è posto una domanda che anche noi ripetiamo da anni: “Perché le Amministrazioni di Busto, Gallarate, Castellanza e Legnano, che compongono l’area vasta, non riescono ad integrare i loro sistemi di trasporto pubblico?”. È una domanda semplicissima, alla quale si potrebbe dare una risposta altrettanto semplice che è quella di organizzare immediatamente un tavolo attorno al quale far sedere i sindaci con il compito di formulare una proposta risolutiva di questo annoso problema.
E qui arriviamo al solito punto: perché le amministrazioni comunali non si parlano? Sembrava che tra Busto e Castellanza fosse iniziato un dialogo sulla stazione unica, ma poi non se ne è saputo quasi più nulla. Figuriamoci se Busto intende iniziare un dialogo con Gallarate e con Legnano.
Busto è troppo “grande”, come sostiene il nostro Sindaco Farioli, per potersi abbassare a discutere con gli altri Comuni, e intanto la situazione continua a degradare e non solo per quanto riguarda i trasporti.
L’Associazione Alto Milanese in Rete aveva organizzato qualche anno fa un convegno a Legnano sul sistema dei trasporti in questa zona. I relatori, un docente dell’università di Genova e Botta, segretario generale della Lombardia del settore trasporti della CISL, avevano formulato delle proposte serie e concrete che sono state immediatamente portate a conoscenza dei sindaci di questa zona, i quali sono stati molto gentili, hanno ringraziato gli organizzatori del Convegno per il lavoro fatto.
Probabilmente quei sindaci hanno subito riposto queste proposte nel solito archivio che è rappresentato da quel cestino che sta ai piedi della loro poltrona e che viene vuotato ogni sera dal personale addetto alle pulizie.
Se, dopo quel convegno, si fosse iniziato a ragionare, a dialogare, il problema del trasporto urbano in questa zona forse non sarebbe stato risolto, ma quanto meno si sarebbe iniziato ad affrontarlo in modo serio!.
D’altra parte che dire di una zona dove le città continuando a guardarsi in cagnesco non riescono neppure a studiare congiuntamente non solo un piano di trasporto organico, ma neppure un piano commerciale, o un piano del traffico che coinvolga le quattro città più popolose dell’Alto Milanese.
In questo modo l’inquinamento continuerà ad aumentare, le code che gli automobilisti devono fare per recarsi a Milano in autostrada aumenteranno sempre di più, i tempi di percorrenza dei treni saranno illimitati e, il tutto con unica conseguenza: il cittadino continuerà ad essere sempre il maggior danneggiato dalla incapacità dei politici di risolvere i veri problemi della gente, anche quelli più semplici.
(Da l'Informazione, 4 giugno 2010)
venerdì 4 giugno 2010
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