L’8 marzo è un giorno che le donne dovrebbero festeggiare con grande gioia e felicità perché rappresenta il riconoscimento al loro essere e il ringraziamento di quanto loro fanno dal momento in cui nascono in poi.
Essere donna significa essere lavoratrice e madre, dedicare la propria vita agli altri senza pensare a se stessi.
Ma gli ultimi dati pubblicati dall’Istat fanno capire alle donne che hanno ben poco da festeggiare, specie quando lavorano e decidono di diventare mamma.
Da questi dati è emerso che le mamme lavoratrici in Italia diminuiscono sempre di più e quelle che lasciano il posto di lavoro dopo il primo figlio rappresentano un’alta percentuale che diventa rilevante quando hanno il secondo figlio.
Questo è la riprova che i datori di lavoro non vedono di buon occhio il fatto che una propria dipendente diventi madre e che puntano a “disfarsene” il più presto possibile utilizzando i metodi anche più biechi, a partire dal non assumere ragazze giovani per paura che rimangano incinta, a porre in essere un vero e proprio mobbing nei confronti della madre lavoratrici le quali, dopo mesi di soprusi, per non dire altro, decidono di lasciare “volontariamente” il posto di lavoro.
Ulteriore elemento è dato dal fatto che lo Stato non mette a disposizione delle madri lavoratrici le strutture necessarie per permettere loro di contemperare le loro esigenze di madre con la loro volontà di essere anche lavoratrici.
La carenza sistematica di asili nido, la mancanza completa di strutture alternative quali ad esempio asili nido presso le ditte, l’assenza cronica di asili nido e scuole materne decentrate in prossimità dei posti di lavoro rendono impossibile per le madri svolgere una attività lavorativa.
A questo si aggiunge il fatto che queste strutture hanno una retta che spesso è uguale allo stipendio di una lavoratrice part time, per cui in molte decidono di licenziarsi e di dedicarsi al proprio figlio.
Tutto questo poi crea notevoli problemi economici all’interno della famiglia che a volte possono portare anche alla dissoluzione della famiglia stessa.
Ma le donne sono forti, hanno permesso alla nostra civiltà di arrivare fino ad oggi, di migliorarsi continuamente, per sicuramente avranno la capacità di cambiare, mostrando se necessario anche i muscoli, questa situazione.
Gli uomini sanno che senza una donna di fianco contano ben poco, anzi spesso non contano assolutamente nulla e devono smettere di ritenere di essere l’ombelico del mondo, in quanto il vero ombelico del mondo è unicamente la compagna che hanno di fianco.
lunedì 7 marzo 2011
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Fortunatamente non mi vedo tra i datori di lavoro che hai descritto.
RispondiEliminaUn ringraziamento a tutte le donne del mondo.
Gp
Da donna e neo-mamma confermo che esistono le situazioni da Lei indicate ma vorrei anche evidenziare che spesso l'atteggiamento dei datori di lavoro non è il più deprecabile.
RispondiEliminaHo colleghe che hanno fatto tutto il possibile per "mungere" l'azienda e "sfruttare" al massimo i diritti a loro concessi. I doveri ovviamente sono stati messi all'ultimo posto. Le faccio un piccolo esempio: collega che dopo 1 mese dalla conferma come tempo determinato (quadro con mansioni di responsabilità e 5 persone sotto) annuncia il matrimonio al datore di lavoro e dopo un altro mese annuncia di essere incinta al 3° mese abbondante; partorisce e dopo maternità obbligatoria, facoltativa e ferie rientra chiedendo allattamento, quindi part-time ed infine chiede al datore di toglierle la responsabilità, ovviamente mantenendo inquadramento e stipendio. Questo è un caso estremo ma le assicuro che nella nostra società (siamo 34 donne su 40 persone) negli ultimi 3 anni ben 10 sono rimaste incinta e atteggiamenti simili non sono isolati né rari. Secondo lei come si comporterà la prossima volta il nostro datore di lavoro? Scetticismo, diffidenza oppure non si fiderà più di nessuno?
Non generalizzerei né sui datori di lavoro né sull'atteggiamento delle donne in quanto esistono persone scorrette in tutta la società e quindi sono rappresentati equamente in ogni categoria. Non sarei nemmeno troppo pessimista sulla valutazione della situazione delle donne nella società italiana, pur sottolineando che ci sono enormi margini di miglioramento sui quali bisogna lavorare. Sul lavoro da fare mi concentrerei maggiormente: è necessario intervenire sia a livello educativo che normativo. L'educazione è l'ostacolo più grande nel nostro paese dove l'emancipazione della donna è ferma a stereotipi che le donne stesse non riescono a superare; è nelle famiglie oltre che nelle scuole che la cultura si forma ed è lì che bisogna lavorare maggiormente. Un esempio su tutti è l'atteggiamento della maggior parte degli uomini nei confronti delle mogli/madri/sorelle/figlie all'interno dell'ambiente familiare, facciamoci tutti un bell'esame di coscienza e vedremo che già lì gran parte della nostra certezza sull'emancipazione femminile crolla; la TV, i giornali, la pubblicità e l'insegnamento di ogni livello deve essere rimodulato ed i primi ad agire dobbiamo essere noi stessi, singolarmente possiamo fare molto più di quanto immaginiamo. A livello normativo invece è inutile parlare di quote rosa (offensive e non certo meritocratiche), la politica deve creare le condizioni affinché la donna venga garantita e protetta; servono leggi adeguate contro le molestie e gli abusi (soprattutto all'interno delle famiglie), leggi adeguate sul mondo del lavoro e norme che consentano la creazione di uno stato sociale veramente rivolto alla famiglia e quindi alle donne. Certamente asili nido logisticamente e strategicamente ben posizionati (è inutile chiedere di mettere asili nido all'interno delle aziende, questo vale per le grandi realtà ma non per il 90% della aziende italiane piccolissime/piccole/medie aziende) ma soprattutto economicamente sostenibili per chiunque, ricchi e poveri, imprenditori e disoccupati; l'asilo nido e la scuola materna dovrebbero essere gratuiti come la scuola dell'obbligo, piuttosto consentiamo un aumento dei costi degli studi universitari (USA docet).
RispondiEliminaLa politica deve creare l'ambiente idoneo, l'educazione farà il resto.
Un piccolo appunto alle donne: siete molto più in gamba e fate ogni cosa molto meglio di noi uomini, quindi dovete anche sapere che "apro le gambe ed arrivo dove voglio" è un'arma impropria ed in quanto tale è pericolosa e non andrebbe utilizzata mai.